La Russia per ora non riparerà i gasdotti sottomarini Nord Stream poiché non si attende un miglioramento delle relazioni con l’Occidente in un futuro relativamente prossimo. Il colosso Gazprom che gestisce l’infrastruttura si limiterà a sigillare e mettere “fuori servizio” le due condotte capaci insieme di trasportare 110 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Russia alla Germania. I due gasdotti sono stati danneggiati lo scorso settembre da due esplosioni causate da ordigni sottomarini, sinora non è stato possibile stabilire chi fossero gli autori del sabotaggio. Le indagini sono tuttora in corso. Il giornalista premio Pulitzer statunitense Seymour Hersh ha sostenuto che l’operazione è stata orchestrata dalla Casa Bianca ma l’impianto probatorio della sua ricostruzione è stato molto contestato.

Al momento dell’attentato i flussi di gas erano già stati fortemente ridotti su decisione del Cremlino come ritorsione per il supporto tedesco alle sanzioni occidentali. Il Nord Stream 2, completato a inizio 2022, non è di fatto mai entrato in funzione mentre la prima condotta lavorava a circa il 20% delle sue capacità. Gazprom, che nel progetto di raddoppio ha investito miliardi di euro, ha affermato che è tecnicamente possibile riparare la pipeline, tuttavia due fonti riportate dall’agenzia Reuters hanno affermato che Mosca vede poche prospettive di miglioramento delle relazioni con l’Occidente nel prossimo futuro e quindi non ritiene necessari i gasdotti.

Una fonte russa ha affermato che la Russia considera il progetto ormai come “sepolto”. Al momento si dovrebbe quindi procedere con un intervento per sigillare il gasdotto e rivestirne i tubi evitando così la corrosione causata dall’acqua marina. condutture rotte, sarebbero state almeno conservate per una possibile riattivazione in futuro. Un portavoce della tedesca E.ON che detiene anche una partecipazione in Nord Stream ag, ha dichiarato: “A nostra conoscenza come azionista di minoranza, non è stata presa alcuna decisione, né a favore né contro il ripristino della linea”. La Russia attualmente esporta circa 40 milioni di metri cubi di gas al giorno attraverso il gasdotto Sudzha, al confine tra Ucraina e Slovacchia. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato che Mosca, che spera di istituire un hub del gas in Turchia per sostituire la rotta baltica, non si affiderà più all’Occidente come partner energetico.

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