“Il fatto non può non suscitare sconcerto e indignazione”. Così la Chiesa si rivolge al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno. Lo fa in una lettera firmata da Stefano Vitello, nominato dai Vescovi siciliani segretario della Consulta regionale delle Aggregazioni Laicali della Sicilia, organo della Conferenza episcopale siciliana. Oggetto dell’indignazione è l’aumento dell’indennità per i consiglieri regionali, decisa alcune settimane fa. L’aumento è di 890 euro lordi su uno stipendio già molto alto: sono 11.100 tra indennità e diaria, come ricorda lo stesso Vitello nella lettera indirizzata ai consiglieri regionali.

È tutto legittimo: l’aumento è dovuto a una legge del 2014 che prevede l’adeguamento delle indennità in base all’inflazione calcolata dall’Istat. Avviene cioè già da diversi anni, ma finora non aveva avuto quasi alcun peso sulle tasche dei deputati regionali. Quest’anno, invece, visto il galoppare dell’inflazione, l’aumento è stato cospicuo. Per questo poco dopo l’approvazione del bilancio, quando cioè l’aumento è diventato realtà, nel silenzio complessivo di tutta l’assemblea, fuori dall’Ars è scoppiato il putiferio. Polemiche che hanno scatenato il dibattito, anche tra i consiglieri. E infatti era stata presentata una norma che prevedeva di annullare l’aumento ma che, con voto segreto, è stata, manco a dirlo, bocciata. Dopo la bocciatura, però, tutti i gruppi parlamentari dicono di essere al lavoro per presentare norme o decreti legge che possano annullare l’adeguamento Istat all’inflazione o perlomeno mettere un tetto all’indennità dei consiglieri. Al momento si tratta semplicemente di parole.

Nel frattempo è arrivato l’intervento dei Vescovi, tramite il Cral: “Stiamo vivendo un momento piuttosto grave e delicato della nostra storia repubblicana – si legge ancora nella lettera – crisi economica, crisi energetica, tantissime famiglie in affanno, troppi disoccupati, troppi lavoratori precari, troppi giovani stanchi e disillusi in fuga dalla nostra terra, molti gli artigiani e i professionisti che vivono nell’incertezza, molti coloro che sono rimasti senza casa. I poveri, sempre più numerosi, bussano alle porte della Caritas, del Banco Alimentare e non solo … Di fronte a tali situazioni di disagio non possiamo rimanere in silenzio! Con l’aumento di indennità questa classe politica non soltanto rischia di apparire estranea ed insensibile alla gravità del momento, ma di esasperare la collera di quanti, nei fatti denunciati, vedono svalutata, negata la loro dignità”.

Per questo Vitello conclude chiedendo all’Ars “di voler assumere ogni iniziativa, politica, parlamentare, di governo, perché, siano rimossi e/o “bonificati” gli effetti di un provvedimento improvvido, quale appare quello in questione, così che sia resa giustizia alla moltitudine dei poveri e degli svantaggiati della nostra terra e possa essere, anche per tale via, colmata la distanza che da tempo separa le Istituzioni democratiche dai cittadini, una distanza che rischia distruttivamente di dilatarsi e approfondirsi sempre di più. (La percentuale di astenuti alle elezioni docet!)”. La lettera ha provocato alcune reazioni in campo politico. “Ho già devoluto questa somma in più ad una diocesi di Ragusa”, dice Nello Dipasquale, consigliere regionale del Pd. “Nel tempo che ci vorrà a definire una legge e approvarla – aggiunge – si può già decidere di devolvere questa somma in beneficienza”. Così come già previsto anche dai Cinque stelle che hanno annunciato che a fine anno devolveranno la somma complessiva accumulata da tutti gli 11 consiglieri. Tutto nell’attesa che venga studiata e poi approvata una norma che porti l’indennità alle cifre precedenti. Una lunga trafila tra commissione e aula che però potrebbe prendere molto tempo: “C’è chi pensa che nel frattempo l’attenzione scemerà e non se ne farà nulla”, suggerisce un consigliere nei corridoi dell’Ars.

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