Scontro acceso a Dimartedì (La7) tra Donatella Di Cesare, professore ordinario di filosofia teoretica all’Università “La Sapienza” di Roma, e Fabio Rampelli, parlamentare di Fratelli d’Italia e vicepresidente della Camera dei deputati, sulle contestate frasi pronunciate dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi riguardo alla tragedia dei migranti a Crotone (“La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli“).

La filosofa commenta le parole del ministro: “Si tratta della banalità del male, quella che in tedesco è la gedankenlosigkeit, cioè l’assenza di pensiero, l’incapacità di mettersi nei panni degli altri. A mio avviso, questo messaggio di Piantedosi trasuda questa incapacità, quest’assenza di pensiero. Queste parole sono indegne di un ministro che, per quanto tecnico, non può parlare come un questurino“.

Rampelli difende Piantedosi e aggiunge: “La polemica sulle sue dichiarazioni stanno un po’ fuorviando l’attenzione, perché dovremmo essere tutti concentrati sul fatto che esistano trafficanti di uomini e scafisti che impongono morte a persone disperate. Queste persone si affidano ai trafficanti di uomini probabilmente non sapendo che cosa gli aspetta. Forse, se un genitore sapesse le condizioni di questi viaggi della morte, rimarrebbe coi suoi figli nella propria terra anche a rischio di bombe piuttosto che avventurarsi in mare”.
“Troppo comodo dare la responsabilità solo ai trafficanti – insorge Di Cesare – Le responsabilità sono di chi fa politica e di chi non è all’altezza del compito. Questo è un fenomeno epocale, l’Italia è un grande paese e deve finalmente avere una politica adeguata. Non si può dare la colpa solo ai trafficanti”.

Rampelli sbotta: “Non c’è nessun paese al mondo che liberalizza l’immigrazione irregolare e praticamente la stabilizza”
“Non è questione di liberalizzare – ribatte Di Cesare – Il diritto di emigrare è un diritto umano fondamentale che vuol dire possibilità di muoversi se ci sono guerre e persecuzioni e possibilità di essere accolti”.
“Dovete piantarla di raccontare idiozie – rincara Rampelli – Innanzitutto c’è il diritto di stare a casa propria, poi c’è il diritto di emigrare”.
“No, quello si chiama razzismo“, replica la filosofa.

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