A cinque mesi dalla data delle elezioni e a più di quattro dall’insediamento del governo di Giorgia Meloni, il Parlamento ha dato il via libera alla nascita della commissione Antimafia. L’aula del Senato ha votato, per alzata di mano, approvando l’istituzione della Bicamerale d’inchiesta. La Commissione è composta da venticinque senatori e venticinque deputati, scelti rispettivamente dal presidente del Senato e dal presidente della Camera, in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di almeno un deputato per ciascun gruppo esistente a Montecitorio e di almeno un senatore per ciascun gruppo esistente a Palazzo Madama. I componenti sono nominati tenendo conto anche della specificità dei compiti assegnati alla Commissione, che può organizzare i suoi lavori attraverso uno o più comitati.

Adesso, dunque, toccherà ai partiti indicare i parlamentari chiamati a fare parte della commissione che ha sede a Palazzo San Macuto. E poi si aprirà la corsa alla presidenza, che per la verità è aperta già da settimane. Per prassi, durante questa legislatura, la poltrona più alta dell’Antimafia dovrebbe spettare a un deputato visto che l’ultimo presidente è stato un senatore, Nicola Morra. L’accordo raggiunto dal centrodestra prevede che la poltrona numero uno di Palazzo San Macuto spetti a Fratelli d’Italia. In questo senso il nome in pole position è ancora quello di Carolina Varchi, avvocata penalista di 40 anni. Cresciuta nella destra giovanile a Palermo, tra Azione universitaria e Azione giovani, Varchi è alla seconda legislatura in Parlamento nei ranghi di Fdi. Come rappresentante del partito di Meloni è entrata in giunta anche nel capoluogo siciliano, dove è la vice del sindaco Roberto Lagalla. Una giunta, quella di Palermo, che in passato è finita tra le polemiche perché ha segnato il ritorno in politica di Totò Cuffaro, che dopo aver scontato una condanna per favoreggiamento alla mafia ha fondato un suo partito – la Dc nuova – che esprime anche un assessore. La candidatura di Lagalla aveva fatto discutere anche per l’endorsement lanciato in piena campagna elettorale da Marcello Dell’Utri, co fondatore di Forza Italia, che ha scontato una condanna a sette anni per concorso esterno a Cosa nostra.

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