Droni kamikaze sul cielo della terza città ucraina per dimensioni. È stata una serata di forte tensione a Dnipro (Dnipropetrovsk). Attorno alle 21 le sirene antiaeree sono risuonate in tutto il perimetro urbano, ma stavolta non era un proforma o soltanto una velata minaccia.

Alcuni droni russi sono riusciti ad arrivare sopra il capoluogo dell’omonimo oblast da sud dopo aver viaggiato per centinaia di chilometri senza che alcun sistema riuscisse a intercettarli. Ai margini della città, a cavallo del fiume ucraino per eccellenza che porta il suo nome, si sono sentiti dei boati, ma da quanto è stato possibile accertare sembra che la difesa ucraina piazzata a protezione di Dnipro sia riuscita a rendere inoffensivi i due velivoli speciali. Un’arma, i droni, sia quelli esplosivi che quelli puntatori (si attaccano a un bersaglio e ne comunicano la posizione all’artiglieria per procedere poi all’invio di razzi, missili, colpi di mortaio e così via, a seconda della distanza da coprire), molto utilizzata nel conflitto russo-ucraino, in particolare da alcuni mesi a questa parte. Minima spesa, massima resa.

Le immagini registrate da alcuni canali Telegram locali hanno mostrato come la controffensiva di Kiev sia riuscita ad abbattere i droni, almeno un paio. Il fatto non è più inusuale ormai per la città dell’Ucraina centro-orientale, già entrata nell’obiettivo delle forze russe due settimane fa. Una missione, quella di sabato 11 febbraio, analoga a quella andata in scena ieri sera. Due droni lanciati e telecomandati dal fronte meridionale avevano volato per almeno 200 chilometri, probabilmente sopra l’oblast di Zaporizhzhia, prima di essere intercettati e annientati. La stessa cosa si è ripetuta nelle ore serali di ieri. A giocare un ruolo decisivo per il mancato intercettamento da parte della difesa ucraina anche le condizioni meteo. Dal primo pomeriggio fino a tarda sera, una leggera e costante pioggerellina è caduta sulla città e sulla regione e, complice la nebbia e la scarsa visibilità, i droni kamikaze sono riusciti ad arrivare praticamente sull’obiettivo senza essere visti.

Uno dei pochi raid andati a segno su Dnipro si è verificato all’inizio dello scorso novembre. Quella volta alcuni droni riuscirono a colpire e a fare male, provocando almeno quattro feriti. Restando nella regione di Dnipro, molto vasta, ormai non fa più notizia la pioggia di razzi inviata dalle postazioni russe piazzate attorno alla centrale nucleare di Energodar verso l’altra sponda del fiume Dnepr. Bersaglio abituale la città di Nikopol, una delle più martoriate dal 24 febbraio 2022. Nell’ultima settimana non c’è stato giorno che almeno un colpo di mortaio non sia caduto sulla riva destra del grande fiume ucraino colpendo Nikopol.

Tornando sul capoluogo, ogni ordigno che solca i cieli della città genera ansia dopo il terribile episodio di un mese e mezzo fa. Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio scorsi due missili hanno colpito un enorme condominio alla periferia di Dnipro provocando decine di morti. A differenza di altre città di grandi dimensioni bombardate quotidianamente e di fatto in prima linea, vedi Kharkiv e Kherson, Dnipro in questi dodici mesi non aveva subìto danni terrificanti a livello di attacchi missilistici. Per questo la vita a Dnipro è sempre scorsa più regolare, quasi fosse una città occidentale del Paese. Questo fino a quella notte indimenticabile che ha cambiato la storia e il volto di Dnipro. Per la cronaca l’ultimo aggiornamento parlava di 50 vittime.

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