Circa 2.500 persone per mano intorno agli Uffizi, a Firenze, 2mila a Roma e Genova, circa 10mila a Berlino. Il giorno dopo l’anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, l’Italia e l’Europa scendono in piazza con diverse manifestazioni per la pace. Non solo nelle grandi città, ma anche nei piccoli comuni, con l’associazionismo e la società civile a guidare i cortei che chiedono un immediato cessate il fuoco e di intavolare trattative per arrivare a un’intesa tra le parti.

La più partecipata in Italia, da quanto si apprende, è la piazza di Firenze. Nel capoluogo toscano circa 2.500 persone, da tutta la Toscana, si sono radunate per l’iniziativa di Europe for Peace per dire ‘sì’ alla pace e ‘basta’ alla guerra in Ucraina e a tutti i conflitti mondiali: in piazza dei Giudici, sul palco si sono alternati interventi degli organizzatori con momenti musicali e artistici, mentre un serpentone di persone ha formato una suggestiva catena umana intorno agli Uffizi. Tra gli interventi c’è stato anche quello del segretario generale di Cgil Toscana, Rossano Rossi: “La Toscana, in questo weekend, attraverso fiaccolate, presìdi e iniziative ha mandato un forte messaggio di pace, lo dobbiamo ai nostri figli e nipoti. La guerra non si può fermare con la guerra, c’è bisogno di un cessate il fuoco immediato e l’apertura di un negoziato vero con il coinvolgimento delle Nazioni Unite perché sia trovata una soluzione politica al conflitto, occorre uno sforzo straordinario. Sono le popolazioni civili a pagare il prezzo di questa guerra e delle tante altre dimenticate e la guerra è davvero ‘una scelta scellerata’, come l’ha definita Papa Francesco in più occasioni. Ai nostri figli dobbiamo dare la pace, non un fucile”.

A Roma, invece, in piazza sventolavano bandiere arcobaleno, quelle rosse della Cgil, della comunità di Sant’Egidio, di Emergency e le parole ‘pace’ e ‘no alla guerra’ venivano scandite in coro ai Fori imperiali, da dove è partita la fiaccolata organizzata dalla rete Europe for peace. In testa al corteo lo striscione del movimento retto dal sindaco, Roberto Gualtieri, dal segretario della Cgil, Maurizio Landini, e dal fondatore di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, diretto verso piazza del Campidoglio. “Mi rivolgo al governo – ha detto Landini nel corso del suo intervento – Ci risulta che in questo momento ci siano soggetti che vorrebbero portare delle cose in Ucraina, ma non possono perché il governo ucraino non gli rilascia il visto. Siamo alla follia, in cui si inviano armi ma si rifiuta l’aiuto del sostegno”. E ha poi voluto sottolineare l’appoggio della popolazione ai movimenti pacifisti: “Rappresentiamo la maggioranza dell’opinione pubblica che non vuole la guerra ma vuole la pace. Noi non siamo solo pacifisti, noi siamo radicalmente contro qualsiasi guerra e l’obiettivo che vogliamo realizzare è superare la guerra come strumento di regolazione dei conflitti tra gli Stati”.

Tra le più partecipate anche la manifestazione di Genova, dove a radunarsi in piazza sono stati i portuali, non nuovi a manifestazioni e proteste contro l’invio di armi verso Paesi in guerra, specialmente in Medio Oriente. “Le guerre si fermano con le rivoluzioni”, si legge su alcuni dei cartelli, ma anche “Stop Bahri”, in riferimento alle navi della flotta saudita adibite al trasporto di pezzi di armamenti e “Fuori l’Italia dalla Nato”. Sono oltre 2mila i manifestanti arrivati nel capoluogo ligure per la mobilitazione indetta dal Calp, il Collettivo autonomo dei lavoratori portuali, dal titolo “Abbassate le armi, alzate i salari”. Il percorso per la prima volta ha attraversato dall’interno una parte delle aree portuali, diretto da Sampierdarena a piazza De Ferrari. Tante le sigle partecipanti, dai Cobas ai partiti come Rifondazione e poi sindacati di base, Usb, rappresentanze dei portuali di Livorno e Civitavecchia, collettivi provenienti da Padova, Milano, Torino, Roma, Napoli, gruppi di studenti, movimenti antagonisti, rappresentanti di lavoratori Gkn. “Faccio parte del gruppo di Rivista Antitesi – racconta Daniele, 38 anni, di Padova – Collettivo che riunisce tante realtà di Padova, Firenze, Milano e altre città. Siamo qua a portare la nostra solidarietà alla lotta del Calp contro questa guerra che ogni giorno ci viene raccontata in maniera unidirezionale. Il problema è diventato solo Putin, se aumentano le bollette il problema è sempre Putin, ma noi sappiamo bene che il problema è un altro ed è questo sistema che produce questa guerra. Siamo lavoratori, studenti, ci sono diverse anime. Come dimostrano anche i sondaggi, c’è un 60% di italiani che è contro l’invio di armi e contro questa avventura bellica”.

In 10mila, invece, le persone in strada a Berlino all’insegna dello slogan ‘Sì alla diplomazia, no all’invio di armi’. La manifestazione, alla porta di Brandeburgo, è stato organizzata da un’esponente politica del partito di sinistra Die Linke, Sahra Wagenknecht, e dall’attivista femminista, Alice Schwarzer, che due settimane fa avevano pubblicato un ‘Manifesto per la pace’ nel quale chiedevano al cancelliere Olaf Scholz di “fermare l’escalation di forniture di armi”, il cessate il fuoco e l’avvio di negoziati con la Russia.

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