Quando è stato eletto questo governo di destra ho avuto paura. Ho avuto il timore che da docente avrei dovuto scegliere se stare dalla parte della Costituzione o di una circolare del signor ministro. Ora non si tratta più solo di un sospetto ma della realtà.

In queste ore la preside del liceo “da Vinci” di Firenze, Annalisa Savino, dopo l’aggressione di “Azione studentesca”, ha fatto quello che avrebbe dovuto fare il ministro dell’Istruzione ovvero scrivere una lettera ai suoi studenti per invitarli a riflettere sul fascismo. Una missiva pacata, scritta senza mai citare i giovani di Azione studentesca ma “condannando la violenza e la prepotenza”. Risultato? Il leghista Giuseppe Valditara si è affrettato a definire la lettera della preside “del tutto impropria” e a ribadire che “Non compete a una preside nelle sue funzioni di lanciare messaggi di questo tipo”. Non solo l’inquilino di viale Trastevere ha detto che le parole della preside “sono iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole. Se l’atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure”.

Ecco il nuovo clima intimidatorio che come ben sa un ministro della Repubblica ha degli effetti e delle conseguenze sulla vita dei docenti ogni giorno. La preside Savino ha fatto quello che avrebbe dovuto fare Valditara che, invece, continuare a scambiare il proprio ruolo politico in quello di un questore pronto a minacciare sanzioni per tutti.

Il tutto attraverso una propaganda puntuale e con interviste ai giornali amici che veicolano il pensiero del potere senza mai alcun confronto. La macchina di Valditara funziona perfettamente: far sentire sempre e solo la propria voce senza contraddittorio; creare una platea di sudditi (presidi e docenti) che appena aprono bocca vanno censurati.

La situazione già prima di Valditara non era rosea. Ad un convegno nei mesi scorsi un autorevole rappresentante di un sindacato di presidi affermava che nessun dirigente deve poter parlare con la stampa o fare polemiche ma solo lui. Trovare una dirigente che come Annalisa Savino si occupa di educare, di riflettere anziché compilare è difficile ma ora lo sarà ancor più perché le conseguenze delle parole del ministro saranno quelle di un’autocensura da parte dei presidi e ancor più dei docenti. Peccato, non immaginavo di insegnare in Iran!

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