Se la superficie di un tegame è attraversata da tagli e graffi, si palesa poi un altro attacco alla salute umana. Il metallo (in genere alluminio) che si trova sotto quelle lacerazioni arriva quindi a contatto diretto con i cibi, con il pericolo di migrare dagli alimenti direttamente al nostro intestino.
Il Ministero della Salute, in una campagna sul corretto utilizzo dell’alluminio in pentole imballaggi, caffettiere e altro, avverte che è necessario comprendere che “l’alluminio non è un materiale che comporta danni alla salute, ma è il suo utilizzo non corretto che può provocare rischi”.
Ad esempio, le particelle metalliche tossiche di una padella con il substrato in alluminio sono rilasciate a contatto con alimenti molto acidi o fortemente salati.
Un innocuo limone, un succulento pomodoro o degli inoffensivi capperi sotto sale potrebbero infatti essere in grado di assorbire alluminio, tossico per il sistema nervoso centrale, e in grado stimolare alcune patologie, soprattutto neurologiche, come l’Alzheimer (Parere CNSA n. 19 salute.gov.it).
Per questo è bene optare per pentole e padelle con fondo di alto spessore, dai 2,5 mm in su, che resistono meglio al tempo e all’usura. Gli strati del rivestimento antiaderente devono essere quindi 4 o meglio ancora 5. Questo facilita la diffusione uniforme del calore ed evita zone di surriscaldamento che fanno bruciare o attaccare i cibi. Basta leggere l’etichetta al momento dell’acquisto per assicurarsene.

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Pentole e padelle tossiche? Ecco a cosa bisogna prestare attenzione e come riconoscerle dall’etichetta

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