Mosca “attacca” Zelensky per difendere Berlusconi. Non è la prima volta nel corso degli ultimi mesi che accade: sono state diverse le dichiarazioni, con toni anche accesi, tra i leader o i loro portavoce. Oggi a parlare è Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo: “In un ennesimo attacco di rabbia impotente, l’abitante del bunker si è scagliato contro Berlusconi, perché questi ha ricordato al regime di Kiev del Donbass”. Il commento su Telegram si riferisce alle critiche del presidente ucraino contro il leader di Forza Italia. Zelensky, commentando le frasi di Berlusconi (“Civili uccisi per la sua ostinazione in Donbass”), aveva replicato che all’ex premier italiano probabilmente non avevano mai bombardato casa.

“I leader hanno diritto di pensiero, il vero problema è l’approccio della società italiana che a quel leader ha dato un mandato. Io credo che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata, mai siano arrivati con i carri armati nel suo giardino, nessuno ha ammazzato i suoi parenti, non ha mai dovuto fare la valigia alle tre di notte per scappare. E tutto questo grazie all’amore fraterno della Russia… Io auguro pace a tutte le famiglie italiane, anche a chi non ci sostiene, ma la nostra è una grande tragedia che va capita. Voglio che vengano qui a vedere con i propri occhi la scia di sangue che hanno lasciato” le parole del presidente ucraino. Una stoccata indirizzata all’ex Cavaliere nel giorno della visita della premier Giorgia Meloni che ha rassicurato Kiev.

Zakharova riprende quindi quanto detto da Berlusconi, dopo le frasi di Zelensky, sui bombardamenti alleati su Milano quando era bambino e poi conclude: “In modo banale Zelensky ha paragonato il proprio regime a quello fascista e l’operazione militare speciale russa alle azioni degli Alleati nella Seconda guerra mondiale. Gli è scappata la verità”.

Ancora dieci giorni fa, il 12 febbraio giorno in cui era prevista la sentenza Ruby, Berlusconi non nascose che, da presidente del Consiglio, non avrebbe incontrato Zelensky (come invece ha fatto Meloni) e che comunque “bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e il conflitto non sarebbe accaduto”. Una tesi già rivelata ai suoi parlamentari – e diffusa in alcuni audio “rubati” poco prima della nascita del governo Meloni, a ottobre – per sostenere che la Russia di Putin “non voleva la guerra” ma l’Ucraina “ha triplicato gli attacchi nel Donbass”. E così avanti fino ad ammettere di aver “riallacciato un p’ i rapporti con l’amico-zar, autore di una lettera dolcissima mandata a Berlusconi al suo ultimo compleanno, insieme a venti bottiglie di vodka. Proprio la vodka aveva innescato otto giorno dopo un commento del consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, aveva twittato: ““Qualsiasi crisi apre la strada ai leader veri. Mentre il signor Berlusconi è sotto l’effetto della vodka russa in compagnia di ‘cinque amici di Putin’ in Europa, Giorgia Meloni dimostra quali sono i veri principi e la comprensione delle sfide globali. Ognuno sceglie la propria strada”.

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