Lavorare un giorno in meno a settimana percependo lo stesso importo salariale sembra una strategia efficace per migliorare la salute fisica e mentale del personale, ma anche la produttività generale e i ricavi economici dell’azienda. Tra i principali fautori di questa (apparentemente) contro-intuitiva ipotesi, l’associazione britannica non profit 4 Day Week Global, che dal 2018 si impegna per ridurre l’orario di lavoro settimanale a quattro giorni su sette.

Ora, un lavoro condotto dagli scienziati dell’Università di Cambridge, del Boston College e del think tank Autonomy avvalora questa interessante teoria, dimostrandone i benefici e le potenzialità in uno studio che ha coinvolto 2.900 dipendenti afferenti a 61 aziende del Regno Unito. Gli ambiti lavorativi spaziavano dalla rivendita online alla fornitura di servizi finanziari, dall’animazione fino ai negozi locali, dalla cura della pelle fino all’assistenza sanitaria.

Le imprese britanniche che hanno partecipato si sono impegnate a ridurre del 20 per cento l’orario di lavoro per tutto il personale, senza influenzare le retribuzioni salariali, per un periodo di sei mesi. I ricercatori hanno quindi chiesto ai dipendenti di riportare i livelli di stress, affaticamento fisico e mentale. Allo stesso tempo sono state valutate la produttività delle società e delle aziende e le opinioni di amministratori delegati e datori di lavoro. Stando a quanto emerge dall’indagine, il 71 per cento dei lavoratori ha dichiarato che la settimana di quattro giorni risultava meno faticosa e il 39 per cento ha registrato livelli inferiori di stress al termine dei sei mesi sperimentali. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, inoltre, i dipendenti hanno effettuato il 65 per cento in meno di richieste di giorni di malattia. Dal punto di vista economico la maggior parte delle aziende ha sperimentato un incremento marginale medio dell’1,4 per cento nei ricavi mensili. Il 92 per cento dei datori di lavoro coinvolti ha sostenuto di voler proseguire nell’attribuzione di orari lavorativi ridotti.

La settimana di quattro giorni, sostengono gli scienziati, favoriva la conciliazione del lavoro retribuito, con la vita sociale e gli impegni familiari. “Prima di questa indagine – osserva Brendan Burchell, dell’Università di Cambridge – avevamo solo ipotizzato che la riduzione dell’orario lavorativo potesse essere compensata da un incremento di produttività, ma è proprio quanto abbiamo osservato. I dati evidenziano che nei quattro giorni lavorativi i dipendenti erano anche meno inclini a effettuare delle pause”. Parla di “svolta” Joe Ryle, direttore della campagna 4 Day Week: “In un’ampia varietà di diversi settori dell’economia, questo studio evidenzia i numerosi benefici di un giorno libero in più a settimana. Questo progetto pilota ci ha permesso di valutare attentamente le posizioni di dipendenti e datori di lavoro”. Uno dei responsabili di un’azienda non profit che aderisce a 4 Day Week sottolinea che “la pandemia, con tutti i suoi aspetti negativi, ci ha dimostrato l’importanza di investire nella salute mentale e nella solidificazione del rapporto con la famiglia”. La maggior parte dei dipendenti ha riportato che il tempo guadagnato veniva impegnato nella cura della casa, nello svolgimento delle faccende domestiche, nelle visite ai parenti e nell’adozione di uno stile di vita più attivo e sano. La migliore gestione delle incombenze sembrava favorire una significativa riduzione dello stress. Alla fine del periodo di prova, hanno raccontato i ricercatori, gran parte delle aziende hanno riferito di voler continuare a proporre la settimana lavorativa ridotta ai propri dipendenti.

Qui lo studio integrale: www.4dayweek.com/us-ireland-results

di Valentina Di Paola

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