Continuano le discussioni tra i governi europei su quello che si prospetta come uno dei dossier più delicati dei prossimi mesi: la riforma del Patto di stabilità. In sostanza le regole che disciplinano le politiche fiscali dei governo e stabiliscono i limiti massimi di deficit e debito, al momento sospese per l’emergenza Covid ma che dovrebbero tornare pienamente in vigore a fine anno. È qui che appare più evidente la linea di frattura tra paesi i “frugali”, capitanati dalla Germania e Olanda con conti pubblici più in equilibrio e inclini a una disciplina fiscale rigorosa e stati come Italia, ma anche Francia, maggiormente propensi a vincoli meno penalizzanti per l’economia. Il tema è stato discusso oggi all’Ecofin, il vertice dei ministri economico e finanziari europei. Sulla riforma “ci sono altri elementi su cui discutere ancora. Ad esempio trovare il giusto equilibrio tra titolarità e specificità per Paese, da una parte, e parità di trattamento tra gli Stati membri e prevedibilità e trasparenza dall’altra. Ci sono molti dettagli tecnici che devono essere ancora concordati però abbiamo abbiamo gettato delle basi solide“, ha detto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis aggiungendo di essere fiducioso sul fatto che alla fine si possa trovare un compromesso. “L’intenzione è di finalizzare le discussioni a marzo” in Consiglio perché poi la Commissione presenti una proposta legislativa “a fine marzo o forse prima metà di aprile. Il seguito dipenderà da quanto velocemente i co-legislatori decideranno”, ha concluso Dombrovskis.

“Abbiamo bisogno di fare progressi”, trovando un “equilibrio tra piani nazionali e un quadro comune” di regole, commenta il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni. Secondo il commissario in particolare ci sono già progressi circa la “necessità di avere un percorso più graduale di riduzione del debito, combinato con investimenti e riforme che favoriscano la crescita, per avere un debito sostenibile in futuro”, ha spiegato. E quindi sulla “necessità di avere un approccio a medio termine al nostro percorso di sostenibilità”. Gentiloni ha poi ribadito che non c’è spazio per un’ulteriore proroga della sospensiona delle regole del Patto di stabilità.

Prima della riunione il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner si è premurato di precisare che “È nostra responsabilità per le giovani generazioni avere di nuovo finanze pubbliche sostenibile. Per la Germania è essenziale tornare al più presto a finanze pubbliche sane e sostenibili. Siamo aperti a una maggiore flessibilità in una prospettiva di medio termine ma abbiamo bisogno di un percorso affidabile di riduzione dei disavanzi all’interno dell’Unione europea”. Posizione più sfumata per Parigi con il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire che afferma “La Francia spera che nei prossimi mesi saremo in grado di definire nuove regole regole che dovrebbero permetterci di trovare un buon equilibrio tra il ritorno a finanze pubbliche sane” e “la necessità per noi di investire nell’industria a basse emissioni di carbonio e nella lotta al cambiamento climatico: è questo equilibrio che deve essere trovato con regole che devono essere efficaci adeguate e ovviamente che deve essere oggetto di un consenso tra tutti gli stati dell’Unione Europea”.

Calca la mano sul tema degli investimenti pubblici anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti secondo cui nella riforma “dobbiamo porre attenzione agli investimenti strategici come naturale presupposto per la crescita, come gli investimenti per la transizione ambientale e digitale. Inoltre bisognerebbe incentivare anche investimenti sulla sicurezza e la difesa, viste le nuove sfide comuni, soprattutto in assenza di una capacità fiscale centrale”. Secondo il ministro dell’Economia il dibattito sulla revisione del patto dovrebbe quindi andare di pari passo con le discussioni in corso sul piano industriale del Green Deal e sul quadro temporaneo di crisi e transizione. Giorgetti aggiunge: “Vogliamo che sia valorizzata la responsabilità nazionale non solo in termini formali ma anche sostanziali. Condividiamo il fatto che debba essere considerata la situazione specifica di ogni Paese. Il percorso di rientro deve essere concordato simultaneamente da Stati e commissione”.

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