In nove punti random si parla di musica e di ciò che le gira intorno: aneddoti, curiosità, pettegolezzi, critiche e chi più ne ha più ne metta. In fondo al post, come consuetudine di questo blog – nato nel 2011 – troverete una playlist di nove brani da ascoltare gratuitamente sul mio canale personale di Spotify.

Partiamo!

1. Parliamo dei Maneskin. Che dire? Le vecchie ciabatte, come il sottoscritto, li hanno perculati fino all’altro ieri. “Questi” se ne escono con un disco più che onesto. Siamo sinceri, in ambito mainstream non gira molto di meglio. Le idee scarseggiano e tutto è stato fatto e rifatto. “I vecchi” – salvo qualche rarissima eccezione – non hanno più niente da dire. E così tocca guardare in basso e accorgersi che in fin dei conti ‘sti ragazzi la loro parte provano a farla. Restano distanti dagli ascolti del sottoscritto; tuttavia insistere con atteggiamenti snob nei loro riguardi non ha senso. Restano anche alcuni “perché”. La bassista, Victoria, dovrebbe spiegare tutti quei chilometri avanti indietro sul palco. Avete mai visto un bassista o meglio ancora, una bassista muoversi in quel modo? Le phisique du role per un musicista non è un optional; la smetta con quelle galoppate e quelle “mossette”! E provi inoltre a ricordarsi che lo strumento che imbraccia non è un giocattolo! E pure il cantante, come si chiama? Damiano. Fare “la smorfiosa on stage” ci sta! Ma esiste un limite a tutto, a tratti la sua figura è caricaturale. Più in generale, anche il look della band verrebbe rivisto. Che trovino una linea da seguire! Mica è credibile associare uno stile differente a ogni esibizione. Che chiamino me a curar loro l’immagine, altro che Gucci!

2. Ma Volodymyr Zelensky che c’azzecca con Sanremo? Le canzoni, sin da ora, pare siano una piccola componente a corredo del circo mediatico/politico. Tocca prendere le parti di Matteo Salvini. Una domanda sorge: “Forse il Festival è più che altro utile alla Rai per poter svendere agli sponsor ogni singolo momento della kermesse? Sfruttando magari situazioni decisamente fuori contesto come l’invito strampalato all’ex attore? E a tale riguardo sono curioso di capire quale sarà lo sponsor che apparirà poco prima del collegamento con il Presidente dell’Ucraina. Ammesso che poi, alla fine, si faccia il collegamento. Direi male, molto male!

3. Siete così sicuri di voler incontrare i vostri idoli di persona? A riguardo, Fatboy Slim ha raccontato di recente che se tornasse indietro mai vorrebbe aver incrociato David Bowie. Eh sì, avete capito bene. Il sélectionner riuscì a introdursi a un after show di un concerto del Duca tenutosi a Londra diversi anni fa come prova di un tour. “Ero all’apice della mia notorietà – dice Norman Cook – fui invitato all’after di quello show e così feci di tutto per avvicinarmi a David. Chiesi persino una sigaretta e così, tra mille sussulti, gli dissi: sono Fatboy Slim, tra le altre cose. Come risposta ricevetti un laconico: sì, lo so. Non fu maleducato, anzi, ma ci rimasi male”. Vien da pensare, invece, a quanto ci sarà rimasto di stucco Bowie nel vedere Fatboy Slim attaccargli la pezza, artista che naturalmente David conosceva per i trascorsi con gli Housemartins, nonché per la conclamata popolarità ottenuta come dj/produttore. Caro Norman, oserei definirti doppiamente sfigato. Pessima la scelta “di sottolinearti”, se possibile peggiore quella di rendere pubblico questo aneddoto.

4. È uscito il primo singolo di i/o, nuovo attesissimo album di Peter Gabriel. Il pezzo si intitola Panopticom (uscito in due versioni. qui e qui). È chiara una cosa: la matrice pop che ha definito per lunghi tratti il percorso dell’artista è tornata a fare breccia nella sua musica. Dopo anni vissuti ad aspettare il ritorno è possibile affermare che il pezzo rassicuri gran parte dei fan. Le tracce dell’album saranno pubblicate in base alle lune e non resta che attendere che il rito si compia. Piuttosto, chi ha provato ad acquistare un biglietto per i due concerti italiani? Ve la faccio breve: una volta usciti ne ho rapidamente infilati due nel carrello di Ticket One. Due tribune numerate laterali (nemmeno quella centrale) del Mediolanum Forum di Milano, ma altrettanto velocemente ho deciso di cancellarne l’acquisto. Il conto propostomi è stato di 737 euro! Due tribune (molto) laterali – quelle per la plebe – 160 euro, più i diritti di prevendita. Dico, ma siamo impazziti?

5. Dice Rolling Stone: “un nuovo album. O meglio, un album di vecchie canzoni degli U2 re-immaginate”. È così che la band irlandese ha presentato Songs of Surrender. Il disco uscirà il 17 marzo e conterrà 40 canzoni. “Questi” non solo raschiano il fondo del barile da trent’anni considerando che l’ultimo reale album degno di nota è datato 1991 (Achtung Baby), ma hanno deciso di continuare a scavare! La decisione di mettere mano ai capolavori passati è quantomeno scellerata! “Per donare loro una nuova veste”, affermano. Sarebbe stato più onesto sostenere: “Scusate, non sappiamo più che fare”. Dopo aver sentito la rilettura di Pride (In the name of love) è sopraggiunta una mezza sincope: la base musicale pare rubata al karaoke e la parte vocale pure! Una sola domanda: perché?

6. In attesa di ascoltare Memento Mori, nuova fatica discografica dei Depeche Mode, Dave Gahan e Kurt Uenala, stretto collaboratore della band, hanno firmato una cover di Chains, brano tratto da Whip It On, ep d’esordio del duo dei Raveonettes (2002). La band danese era finita su queste pagine con una intervista all’indomani della pubblicazione di Pe’ahi disco del 2014. Su Facebook Sune Rose Wagner, leader della formazione, afferma: “Le persone spesso misurano il successo in termine di vendite o di posizionamento in classifica. Per noi invece ha un altro valore, come ad esempio avere Dave Gahan a reinterpretare una nostra canzone!”. Sacrosanto!

7. Siouxsie Sioux, protagonista indiscussa della storia del punk e di quanto scaturito subito dopo insieme ai Banshees, torna clamorosamente sul palco. Come un fulmine a ciel sereno ne è stata annunciata la presenza nel cartellone del Latitude Festival e, notizia dell’ultimo minuto, il tour toccherà anche l’Italia (domenica 7 maggio al Teatro degli Arcimboldi di Milano). La regina, dunque, torna per mozzare le teste di chi ha osato usurparle il trono in questi dieci anni di assenza. Scappino, oppure si levino di torno le varie Florence + The Machine e tutte le darkettone bistrate poppettare pronte a scopiazzarne mestamente il tratto. Non è, infatti, possibile riprodurre una voce come quella fondata su toni compatti, caldi e allo stesso tempo aggressivi. Non è fattibile nemmeno riprodurne l’iconica figura, nemmeno la questione musicale è clonabile. Esiste una memoria alla quale fare riferimento e soprattutto esiste una sola regina di un certo sentire: il suo nome è Siouxsie! Mettetevelo in testa.

8. La lingua batte dove il dente duole e se ciò corrisponde a verità allora sulle pagine di questo blog si provi a celebrare il quarantennale di una pietra miliare della new wave. Parlo di Power Corruption and Lies, secondo disco in studio dei New Order pubblicato nel 1983. Age of Consent, canzone di apertura, indica la rotta fino a quel punto esplorata; il nuovo corso esclude ovviamente i Joy Division tra le pieghe di quel periodo. Il progetto evolve e traccia una nuova direzione realizzata sotto l’egida della musica elettropop. Evidenti i tributi alla proto-techno dei Kraftwerk, così come sono presenti i rimandi all’euro-disco di Giorgio Moroder. Ricordate la musica electro di Klein & MBO? Italianissimi! Anche loro ispirano. Al tempo furono proprio i New Order a dichiararlo. Tuttavia resta Blue Monday, la dichiarazione di intenti del loro nuovo sound. Pezzo capolavoro escluso (colpevolmente) dalla tracklist e pubblicato come singolo poco prima. L’album, nonostante ciò, è di una bellezza sconvolgente. Recuperatelo!

9. Come molti di voi anche il sottoscritto a fine anno stila le proprie classifiche musicali di gradimento. Lascio qui di seguito un link di Spotify dove troverete le 9 canzoni a mio parere più significative del 2022. Parlo di una selezione di canzoni e non di album interi. Ai giorni nostri immaginare un disco intero decente è davvero un’impresa e comunque, se proprio si dovesse sceglierne uno, consiglierei Sahar di Tamino. Lui è un artista giovane e poliedrico. I rimandi riconducono a Jeff Buckley, ma non solo. L’estrazione in parte mediorientale delle sue radici definisce il sound, almeno quanto lo caratterizzano le collaborazioni. Il nome di Colin Greenwood dice qualcosa? Se Sahar non lo conoscete, che aspettate? Correte a comprarlo!

Buon ascolto!

9 canzoni 9 … del 2022

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