La banca centrale europea ha alzato il costo del denaro dell’area euro dello 0,5% portando il tasso di interesse sui depositi al 2,5% e quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 3% , livello più elevato da fine 2008. Si tratta del quinto rialzo dallo scorso 27 luglio, data in cui la Bce ha alzato per la prima volta i tassi dopo 11 anni. La decisione era stata preannunciata lo scorso dicembre. Il tasso deciso dalla Bce riguarda il prestito di denaro tra banche ma, a cascata, si ripercuote su tutti i tipi di finanziamenti a cominciare da mutui e prestiti al consumo. La banca centrale ha anche confermato, come comunicato a dicembre, che il portafoglio App (il programma di acquisti di titoli di stato e obbligazionari) calerà di 15 miliardi al mese dall’inizio di marzo alla fine di giugno 2023, e la riduzione successiva sarà decisa nel tempo. Per quanto riguarda il programma di acquisti pandemico Pepp, il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza almeno fino alla fine del 2024.

L’attività economica nell’area euro, nonostante la crescita dello 0,1% nel quarto trimestre 2022, “è rallentata notevolmente e ci aspettiamo resti debole nel breve termine”, ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde indicando nell’incertezza politica, nella guerra e nell’alta inflazione i fattori che continueranno a frenare la crescita, prima di una successiva ripresa.” C’è stato un accordo generale” sui rialzi di 50 punti adesso e e 50 punti a marzo “che erano legittimati dalla pressione dell’inflazione sottostante che sappiamo continuerà. C’è stata un discussione e non un accordo pieno su come comunichiamo ma sulla dichiarazione di politica c’era un consenso molto molto ampio”, ha spiegato Lagarde. Alla domanda se la Bce abbia terminato la serie dei rialzi la presidente ha risposto “No, no, no”. Secondo gli analisti dell’agenzia di rating Fitch “i tassi europei termineranno questo ciclo rialzista un punto percentuale al di sopra di dove si trovano oggi”.

Gli aiuti dei governi per proteggere l’economia dagli aumenti dei prezzi dell’energia dovrebbero essere “mirate e incentivare a consumare meno energia”. E “ora che diventa meno acuta la crisi energetica, è importante cominciare e ridurre le misure” di sostegno, perché le misure che “non rispettano questi principi, creano pressioni sull’inflazione e questo richiede una risposta di politica monetaria più forte” ha Lagarde.

Ieri ad aumentare il costo del denaro era stata la Federel Reserve collocando i tassi statunitensi al 4,75%. Mossa al rialzo anche da parte della Bank of England, anche in questo caso + 0,5% ma con costo del denaro al 4%, il massimo da 15 anni. L’intento delle banche centrali con l’inasprimento delle condizioni monetarie è quello di contrastare l’inflazione che, benché in rallentamento, rimane elevata sia in Europa che negli Usa. Tuttavia tassi più alti tendono a rallentare l’attività economica e a penalizzare l’occupazione. L’ultimo dato relativo all’area euro è dell’ 8,5%, oltre il quadruplo rispetto al 2% considerato dalla banca centrale il valore ottimale. Oggi Eurostat ha reso noto che, per effetto dell’aumento dei tassi, il costo dei mutui nell’area euro ha toccato il livello più alto da 8 anni con un valore medio del 2,94%. Secondo una simulazione di Facile.it i rialzi decisi sinora si sono tradotti in un costo aggiuntivo per le rate dei mutui a tasso variabile di 197 euro al mese prendendo in considerazione un prestito a tasso variabile da 126mila euro in 25 anni sottoscritto a gennaio 2022. Mutuionline calcola che l’impatto del solo rialzo deciso oggi comporterà un rialzo della rata di un mutuo medio (140mila euro per un immobile dal valore di 200mila euro) fra i 33 e i 43 euro.

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