Non abbiamo mai chiesto la revoca del 41-bis al caso di Alfredo Cospito“. Parole di Debora Serracchiani, capogruppo del Partito democratico, durante il dibattito alla Camera nel pomeriggio del 1° febbraio. Una risposta indiretta alle accuse del deputato di FdI Giovanni Donzelli, che aveva tacciato i dem di vicinanza alla mafia, citando una conversazione tra Cospito e il camorrista Francesco Di Maio (ascoltata durante l’ora d’aria) sulla strategia politica per abolire il 41-bis. E ricordando che lo stesso giorno, il 12 gennaio, l’anarchico era stato visitato nel penitenziario di Sassari da quattro parlamentari del Pd. Quella visita, contesta in Aula Serracchiani, è stata fatta “per ragioni umanitarie, cioè per verificare se il suo stato di salute fosse compatibile con quel carcere”. E per allontanare ogni dubbio aggiunge: “Non abbiamo mai messo in dubbio l’applicazione dell’articolo 41-bis e non abbiamo mai chiesto la revoca del 41-bis al suo caso”.

Almeno la seconda affermazione, però, è un falso. E per smentirla basta recuperare un tweet pubblico postato nemmeno due giorni prima da Andrea Orlando, esponente dem di primo piano ed ex ministro della Giustizia, che insieme a Serracchiani, Walter Verini e Silvio Lai faceva parte della delegazione in visita a Sassari. Ecco cosa scriveva il 30 gennaio: “È urgente trasferire Cospito e revocare il 41-bis. Non si possono usare gli atti intimidatori come un alibi. Legare il 41-bis a una sorta di ritorsione significa fare il gioco di chi nega alla radice l’esistenza dello Stato di diritto e per questo giustifica l’uso della violenza”. Se il concetto non fosse chiaro, Orlando lo ribadisce pochi minuti dopo in risposta a un altro tweet: “Ho detto in tutti i modi che il 41-bis (a Cospito, ndr) va revocato proprio in ossequio allo Stato di diritto“. Scorrendo all’indietro la sua bacheca, ecco un altro post il 25 gennaio: “La Cassazione su Cospito ha deciso di non decidere. Quindi l’unica possibilità sta nell’intervento del ministro”. Un altro ancora il 7 gennaio: “Mi auguro che il ministro Nordio raccolga l’appello di giuristi e intellettuali per la revoca del 41-bis a Cospito”.

In risposta alle accuse di Fratelli d’Italia, giovedì mattina non meglio precisate “fonti del Pd” hanno sostenuto che mentre “il tweet (di Orlando, ndr) a cui si fa riferimento è datato 7 gennaio, la visita in carcere a Sassari è avvenuta dopo, il 12 gennaio”. Dimenticando però – anche senza voler attribuire significati alle posizioni dell’ex ministro – che dopo quel tweet ce ne sono altri tre dello stesso tenore, tutti successivi. E Orlando non è l’unico nome di peso del Nazareno a essersi espresso per la revoca. Ecco il vicesegretario del partito Peppe Provenzano, il 30 gennaio, sempre su Twitter: “La revoca del 41-bis a Cospito è invocata non in nome delle sue idee, o delle proteste degli anarchici. Ma in nome dello Stato di diritto, della Costituzione. Il “garantista” Nordio dov’è?”. La stessa Serracchiani, subito dopo la visita all’anarchico in carcere, aveva speso parole piuttosto “aperturiste” sull’ipotesi di una revoca del carcere duro: “Noi sottolineiamo che esiste l’articolo 27 della Costituzione (secondo cui le pene devono essere “non contrarie al senso di umanità” e “tendere alla rieducazione del condannato”, ndr) e pensiamo che vada applicato fino in fondo”.

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