“Ci stiamo concentrando moltissimo sul trojan ma ormai le organizzazioni criminali parlano e utilizzano piattaforme iper-riservate che in qualche caso sono state ‘bucate’ soprattutto dalla polizia internazionale e i risultati che emergono sono incredibili: scambi di droga, scambi di armi e organizzazioni di omicidi e su questo la legislazione attuale non ha alcuna regolamentazione”. Lo ha spiegato Raffaele Cantone, in audizione davanti alla Commissione Giustizia del Senato. L’ex numero uno dell’Autorità nazionale anticorruzione, già nella Direzione distrettuale antimafia della Procura di Napoli, ha quindi messo in evidenza l’arretratezza del dibattito sulle limitazioni nell’uso del trojan nelle indagini. “Le organizzazioni criminali utilizzeranno sempre più queste piattaforme che hanno quasi sempre sede all’estero e che rappresentano, dal punto di vista della capacità investigativa, strumenti difficilissimi da poter penetrare”. Nel corso dell’intervento, la presidente della Commissione Giustizia Giulia Bongiorno ha chiesto maggiori informazioni al procuratore di Perugia. Cantone ha citato la piattaforma Encrochat. “Lì sono emerse, in conversazioni criptate, scambi di droga e armi e si è posto il problema dell’utilizzabilità dei risultati di queste intercettazioni, perché queste piattaforme sono state bucate da indagini di polizia giudiziaria di Paesi stranieri e questo pone enorme problemi sulla possibilità di utilizzarle al di fuori di meccanismi rogatoriali. Queste piattaforme – sottolinea Cantone – sono fondamentali per la criminalità transnazionale e che criminalità italiane e straniere stanno già utilizzando”

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