Accuse di corruzione, forniture gonfiate, presunto uso personale di auto di lusso. Una valanga di denunce tra i vertici dello Stato che ha spinto Zelensky ad annunciare la riorganizzazione dei funzionari ad alti livelli, tanto nei ministeri quanto in altre strutture del governo centrale. Dopo l’arresto avvenuto nel fine settimana del viceministro delle Infrastrutture e dello sviluppo delle comunità Vasyl Lozynskiy – sospettato di aver percepito una tangente di 400mila dollari per l’importazione di generatori -, a Kiev diversi alti funzionari hanno presentato le loro dimissioni, dopo le rivelazioni dei media su presunti acquisti di forniture a prezzi gonfiati. A lasciare anche due viceministri: quello allo sviluppo delle comunità e dei territori, Ivan Lukerya, e quello alla Difesa Vyacheslav Shapovalov, che ha chiesto di lasciare il suo incarico per non “creare minacce alle Forze armate in seguito alle accuse sull’acquisto dei servizi di ristorazione”. Un’inchiesta giornalistica ha infatti fatto emergere l’accusa del dicastero di aver pagato prezzi eccessivi per le razioni di cibo dei soldati. Il fornitore ha risposto parlando di errore tecnico ed ha escluso passaggi di denaro. “Nonostante il fatto che le accuse annunciate siano prive di fondamento, le dimissioni sono un atto degno nelle tradizioni della politica europea e democratica, dimostrazione che gli interessi della Difesa sono superiori a qualsiasi gabinetto o presidenza”, si legge sul sito del ministero.

Lascia anche il vice procuratore generale Oleksiy Simonenko. E anche la presidenza viene scossa dalle dimissioni del vice capo dell’ufficio presidenziale Kyrylo Tymoshenko, che ha comunicato di lasciare il suo incarico questa mattina con una lettera inviata ieri a Volodymyr Zelensky. Ma, secondo i media ucraini, anche i capi di diverse autorità regionali vicini a Tymoshenko potrebbero offrire le loro dimissioni. Il suo nome era finito in diversi scandali legati al suo presunto uso personale di auto di lusso, ma lui aveva smentito qualsiasi accusa. La raffica di scandali esplosi tra i vertici dello Stato ha spinto il presidente ucraino ad annunciare nel suo discorso serale una riorganizzazione della sua amministrazione a vari livelli di responsabilità. “Ci sono già decisioni – alcune oggi, altre domani – che riguardano il personale, funzionari a vari livelli nei ministeri e in altre strutture del governo centrale, così come nelle regioni e nelle forze dell’ordine”, ha dichiarato Zelensky. Diversi media ucraini hanno ipotizzato la rimozione imminente dai loro incarichi di ministri del governo ed alti funzionari. Nella riunione di oggi, il governo ucraino valuterà infatti la destituzione dei 5 capi delle amministrazioni statali regionali di Dnepropetrovsk (Valentin Reznichenko, che avrebbe chiesto per primo di lasciare), Zaporozhye (Alexander Starukh), Kiev (Aleksey Kuleba), Sumy (Dmitry Zhyvitsky) e Kherson (Yaroslav Yanushevich). Quanto a Lozynskiy, l’accusa è di aver truccato una gara d’appalto statale. Lui e complici avrebbero cercato di intascare una parte degli 1,68 miliardi di grivnie (46 milioni di dollari) che lo Stato ha stanziato per l’acquisto di generatori e altre apparecchiature durante l’estate. Secondo l’ufficio di presidenza, hanno accettato di cedere il contratto ad un offerente con prezzi gonfiati in cambio di una tangente. Lozynskiy sarebbe stato arrestato quando ha ricevuto la tangente.

La corruzione in Ucraina e i Pandora Papers – Secondo l’indice di percezione della corruzione di Transparency International, il problema della corruzione è estremamente pervasivo nel Paese. Nella classifica stilata su 179 Paesi, dove al primo posto come Paese meno corrotto al mondo c’è la Danimarca, Kiev si colloca al 117°, tra Sierra Leone e lo Zambia. Tra gli ultimi casi di cronaca, quello di Anastasia Kotvitska, la moglie di un ex parlamentare ucraino fermata alla frontiera con 31milioni in contanti in diverse valigie. Kovitsky è uno degli uomini d’affari più ricchi in Ucraina ed è stato anche parlamentare negli anni dieci per la forza nazionalista antirussa People’s front, prima che questa venisse soppiantata nei cuori degli elettori ucraini dalla lista fondata nel 2018 da Zelensky. Kovitsky è stato uno degli accoliti dell’ex ministro degli interni Arsen Avakov rimasto in carica per una decina d’anni, anche lui tra gli uomini più ricchi dell’Ucraina. Avakov è stato anche ministro degli Interni del governo Shmyhal, ma nel 2020 dopo pochi mesi dall’incarico si è dimesso. Sulla moglie di Kovitsky è aperta un’indagine penale. Secondo quanto emerso dall’inchiesta giornalistica sui Pandora Papers, che a ottobre 2021 ha rivelato ricchezze nascoste di leader politici mondiali e imprenditori, il presidente ucraino Zelensky e i suoi soci avrebbero controllato una rete di compagnie offshore con base nelle Isole Vergini britanniche, a Cipro e Belize per gestire le attività nel ramo dello spettacolo e del cinema. Anche Serhiy Shefir, attuale consigliere di Zelensky sopravvissuto a un attentato, è coinvolto nella vicenda: avrebbe acquistato proprietà immobiliari a Londra tramite le compagnie offshore. Nel 2019, alla vigilia delle elezioni in Ucraina, Zelensky ha ceduto le proprie quote a Shefir, ma i due avrebbero successivamente concluso un accordo che permetterebbe alla famiglia del capo dello Stato di continuare a ricevere fondi dalle società offshore. L’attuale presidente ucraino ha portato avanti la propria campagna elettorale nel 2019 con il messaggio di “ripulire” il Paese. La rete di compagnie nei paradisi fiscali sarebbe stata messa su da Zelensky e dai suoi soci nella società di produzione televisiva Kvartal 95 già nel 2012.

Germania: “Presto decisione sui Leopard a Kiev” – Quanto all’invio dei Leopard, sui quali lo stesso Zelensky, la Nato e gli Stati Uniti insistono, la Germania non ha ancora preso una decisione, ma – ha dichiarato il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius – “i Paesi partner” dell’Alleanza atlantica che “hanno già i tank Leopard che possono essere trasferiti” e che “possono già addestrare i militari ucraini” al loro utilizzo in battaglia, “lo possono fare”. Parlando in una conferenza stampa congiunta a Berlino con il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, Pistorius ha assicurato che Berlino prenderà “presto” una decisione sulla consegna dei carri a Kiev e ha aggiunto che è allo studio l’inventario dei Leopard disponibili in Germania. Inoltre, se dovesse esserci l’indicazione positiva da parte della Cancelleria, le consegne potrebbero avvenire anche in tempi relativamente brevi. “Se c’è un sì, e questo potrebbe essere il caso nei prossimi giorni, allora siamo anche in grado di agire rapidamente e muoverci di conseguenza”. Quanto al dibattito sul tema, Pistorius ha precisato che la Germania non è sola a livello internazionale, ed era giusto prendersi del tempo per decidere se consegnare i Leopard all’Ucraina, visto che è stato concordato che la Nato non dovrebbe essere coinvolta direttamente nella guerra. Intanto la Polonia ha fatto richiesta a Berlino per l’autorizzazione del loro invio all’Ucraina, e ha dichiarato che chiederà all’Ue un risarcimento per il loro costo, augurandosi che la Germania decida in fretta. Ma la possibilità che i mezzi arrivino a Kiev suscita ancora una volta la reazione di Mosca. “Le relazioni sono già a un punto piuttosto basso – ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov -. E non c’è alcun dialogo sostanziale con la Germania e con gli altri Paesi dell’Unione europea e dell’Alleanza Nord Atlantica. Ma, naturalmente, tali forniture non sono di buon auspicio per il futuro delle relazioni. Sicuramente lasceranno una traccia inevitabile per il futuro di queste relazioni”.

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