La libertà è impagabile, anche se costa la vita. E Juan Carrito, l’orso diventato amico di chi vive in Abruzzo, ma anche di tutti noi, lo sapeva bene. E molti sono gli interventi messi in atto per provare a farlo allontanare dai centri abitati, per la sua tutela principalmente. Ma lui ormai aveva preso l’abitudine di convivere veramente nei luoghi dove l’uomo abita.

Certamente, per comodità, perché il cibo facile per un orso è l’obiettivo primario, poiché abitualmente questi animali cercano le condizioni migliori per soddisfare i propri bisogni, cioè massima resa e minimo sforzo. Ma lui è vissuto libero, in tutti i sensi, e ormai era entrato nel cuore perfino degli umani, che comunque lo hanno sempre trattato con rispetto e tolleranza. Lui, sornione, che girovagava per i paesi, quasi sorridendo e giocando nel suo passaggio libero, senza regole, senza limiti. E, ne siamo sicuri, percepiva la tolleranza benevola della gente del posto, il tifo incondizionato, quasi orgoglioso di tutti noi che lo abbiamo sempre visto come un simbolo di libertà, un’icona del rispetto della biodiversità che popola i nostri boschi, le nostre montagne.

Si, ha avuto una triste fine, e sono certo che la povera persona che lo ha travolto con la propria vettura, oltre ai danni materiali, abbia anche un forte senso di dolore, perché investire Juan Carrito è stato sicuramente drammatico.

Forse si poteva moderare la velocità? Forse creare attraversamenti dedicati, come corridoi faunistici, potevano evitare questo incidente? Forse sì; forse questo caso porta ancora di più alla luce il fatto che, in Italia, poco si investa in sicurezza del territorio, anche in ottica di attraversamenti stradali in luoghi dove la selvaggina è molto presente.

Ma lui, Juan Carrito, ha vissuto una vita libera, accettato da tutti; e permettetemi di agganciarmi alla zona in cui vivo, il Trentino. Io abito a pochi passi da dove un altro orso, M49, noto come Papillon, è recluso da oltre due anni in un lager solo per aver fatto l’orso, senza aver mai aggredito alcun umano, proprio come il povero Juan Carrito. Ma M49 è condannato all’ergastolo, da una politica cupa, bieca e intollerante, capace solo di creare e sostenere terrore e abbattimenti o imprigionamenti. Tutt’altra musica qui, nel Trentino ricco di risorse, ma povero di capacità programmatica nella gestione della fauna selvatica.

Juan Carrito resterà nei nostri cuori come simbolo di libertà, rispettata; certo, pagata con la vita, ma almeno ha avuto una vita da orso libero. Per M49, invece, rimane la tristezza infinita della sua perenne reclusione, decretata ingiustamente. Niente libertà per lui, solo sofferenza infinita, come è avvenuto per altri due orsi , M57 e DJ3, ambedue deportati in parchi zoo a pagamento, esposti al pubblico ludibrio.

E se Juan Carrito ha scaldato i nostri cuori in questi anni e oggi ci lascia con tristezza, dall’altra parte non possiamo dimenticare i tre orsi del Trentino, vigliaccamente relegati a fenomeni da baraccone (M57 e DJ3) o in galera a vita come M49. Solo per aver fatto gli orsi!

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