“Sono felice per me, per quei magistrati che hanno perso la vita per combattere Cosa Nostra e sono contento per quei ragazzini e quegli insegnanti che mi hanno scritto per gioire dell’arresto”. Giovanni Paparcuri passeggia nei pressi del Palazzo di Giustizia di Palermo a pochi giorni dalla cattura di Matteo Messina Denaro. Sopravvissuto all’attentato che uccise Rocco Chinnici e diventato poi lo storico consulente informatico del pool antimafia di Falcone e Borsellino, Paparcuri è stato anche l’anima del museo realizzato nel bunkerino del Tribunale, al piano ammezzato, in cui lavorarono i due magistrati.

Con molta emozione racconta al fattoquotidiano.it la sua reazione alla notizia dell’arresto e le sue aspettative ora: “Ero venuto qui subito dopo aver appreso la notizia della cattura perché volevo ‘parlare’ al dottore Falcone, ma poi è arrivato il corteo della Meloni, tanta gente, e sono andato via”. Proprio davanti alle finestre del primo ufficio di Giovanni Falcone, Paparcuri auspica che Matteo Messina Denaro possa iniziare a collaborare per “conoscere finalmente qualcosa in più”. “Si chiude un cerchio con l’arresto dell’ultimo padrino delle stragi ed è una cosa molto importante”, sottolinea.

Giovanni Paparcuri è anche una delle voci protagoniste del podcast del Fatto Quotidiano sulle stragi di mafia del 91, Mattanza. È lui a raccontare aneddoti e vicende degli anni più difficili per Palermo e la Sicilia: dalle lacrime di Giovanni Falcone al ritrovamento, proprio nel bunkerino, di un appunto del magistrato con il nome di Berlusconi. Adesso però bisogna pensare alla rete che ha protetto quella lunga latitanza: “Io mi aspetto che si faccia chiarezza su chi lo ha coperto”, dice Paparcuri. “Sta ai magistrati scoprire tutti questi aspetti”. “Ma la mafia non è stata sconfitta, come ha detto qualcuno. La guerra continua e bisogna scoprire adesso chi è il successore di Matteo Messina Denaro”, conclude Paparcuri.

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