Dopo aver confessato di aver “perso la fiducia” nelle forze armate, il cui ruolo negli assalti alle istituzioni dello scorso 8 gennaio sembra emergere con sempre maggiore rilievo nel corso delle indagini, il presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva è passato alle vie di fatto. Come prima misura a riprova della diffidenza verso i militari, il capo dello Stato ha promosso una ‘bonifica’ delle strutture di sicurezza della presidenza trasferendo decine di appartenenti alle forze armate. Tutti indicati dal precedente governo per ricoprire incarichi di fiducia nei palazzi e per questo considerati senza mezzi termini da Lula “bolsonaristi” di cui liberarsi. In due giorni Lula ne ha esonerati 72. I primi a essere restituiti alle caserme sono stati 40 militari che lavoravano alla sicurezza della residenza presidenziale ufficiale di Palazzo Alvorada. Si tratta in particolare di graduati e sottufficiali (soldati, caporali e sergenti).

L’azione più significativa di Lula è stata portata avanti nel Gabinetto per la sicurezza istituzionale (Gsi), struttura equiparata a ministero che funge da coordinamento per le attività di intelligence del governo e a cui spetta il monitoraggio di questioni a “rischio potenziale” per la stabilità istituzionale, oltre che garantire la sicurezza personale del presidente della Repubblica. Affidato al generale Augusto Heleno, nel corso degli ultimi quattro anni il Gsi era stato forgiato a immagine di Bolsonaro. In tutto sono 16 i militari che hanno lasciato la struttura. Si tratta di ufficiali che avevano funzioni di coordinatori e supervisori, operativi tra Brasilia e Rio de Janeiro. Tre lavoravano come consigliere tecnico militare nel coordinamento generale delle operazioni di sicurezza presidenziale. Tra questi il tenente colonnello dell’esercito Marcelo Ustra da Silva Soares, cugino del colonnello Carlos Alberto Brilhante Ustra, considerato uno dei principali torturatori della dittatura militare (1964-1985). Ustra, morto nel 2015 a 83 anni, ha comandato dal 1970 al 1974 il Doi-Codi, l’organismo di repressione della dittatura, dove sono stati registrate torture, omicidi e sparizioni forzate. Ustra è considerato un “eroe” nazionale da Bolsonaro, che a lui nella Camera dei deputati nel 2016 ‘dedicò’ il voto a favore dell’impeachment della presidente Dilma Rousseff, vittima di torture nel corso della dittatura.

La ‘bonifica’ nelle strutture di sicurezze si inserisce nello scontro istituzionale a seguito delle accuse lanciate da Lula contro i militari per il ruolo “connivente” avuto nell’attacco a parlamento, Corte suprema e presidenza. “Sono convinto che la porta del Planalto sia stata aperta perché i vandali potessero entrare, dal momento che non ci sono segni di effrazione. Qualcuno li ha aiutati ad entrare”, ha detto Lula in un’intervista. Il presidente, che subito dopo l’insediamento aveva immediatamente affidato la sua scorta personale alla Polizia federale, sottraendola all’esercito, aveva anche anticipato di voler affidare la sua sicurezza alle persone che lavorano con lui dal 2010. Il presidente ha anche annunciato di non aver ancora scelto un aiutante di campo. Come motivo, Lula ha citato le minacce di morte pubblicate da parte di alcuni militari. Tra questi il sergente ex autista del ministro Heleno e assiduo frequentatore dell’accampamento di sostenitori del presidente Jair Bolsonaro nei pressi del quartier generale dell’esercito a Brasilia. “Ho letto sul giornale che c’è l’autista di Heleno che mi vuole uccidere. Un altro dice mi vuol sparare un colpo in testa. Come posso mettere alla porta del mio ufficio una persona che può spararmi?”, ha affermato.

Per cercare di smorzare i toni, Lula ha tuttavia ricordato i “buoni rapporti” con i militari durante i suoi precedenti mandati, definendo il passaggio di Bolsonaro come di un “terremoto” che ha “cambiato il comportamento di molta gente”. Nei suoi precedenti governi Lula aveva infatti garantito grandi investimenti al settore Difesa, favorendo l’ammodernamento dei mezzi e delle strutture. Differente approccio quello adottato invece da Bolsonaro che ha puntato sui benefici personali soprattutto agli ufficiali: stipendi, bonus e pensioni. Oltre ad aver fatto dei militari un partito politico affidando migliaia di incarichi pubblici e di governo a rappresentanti delle forze armate. Nonostante Lula abbia lasciato intendere in campagna elettorale di non voler toccare i benefici già guadagnati, una parte delle forze armate continua a essere fedele a Bolsonaro e diffidente con l’ex sindacalista. Di fronte all’attuale situazione esplosiva il governo si è posto l’obiettivo di pacificare il rapporto tra Lula e le forze armate, isolare i bolsonaristi e riportare i militari dai palazzi del potere alle caserme. Compito per nulla facile affidato ai ministri di Casa Civile, Rui Costa, e Difesa, Josè Mucio Monteiro.

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