“Ho paura anch’io, sta succedendo a troppi calciatori. Bisognerebbe investigare sulle sostanze che abbiamo preso in quel periodo. Il doping c’è sempre stato. Bisogna capire se certi integratori col tempo hanno fatto male”. È preoccupato Dino Baggio. L’ex centrocampista azzurro, intervistato per parlare della morte di Gianluca Vialli, suo compagno di squadra alla Juventus, ha ricordato le numerose sostanze assunte da lui e dai suoi colleghi negli anni di attività professionistica. La domanda che preoccupa Baggio è: c’è una correlazione tra ciò che è stato assunto e le malattie mortali che hanno colpito alcuni giocatori nell’ultimo periodo?

“Bisognerebbe risalire a quello che abbiamo preso”, ha riflettuto il 51enne ai microfoni della veneta Tv7. “Non so se sia dovuto a questo ma c’è sempre stato il doping. Non prendevi robe strane, prendevi robe normali ma poi bisogna vedere se col tempo riesci a buttarle fuori o restano dentro”, insiste Baggio ricordando Vialli: “Era un uomo spogliatoio e aveva voglia di far crescere i giovani. Ero in squadra con lui quando avevo 21 anni e spendeva sempre una parola buona nei nostri riguardi. È andato via troppo presto dalle nostre vite”.

Fanno discutere le parole dell’ex – tra le altre – di Torino, Inter, Parma e Lazio. Ma Baggio non è l’unico ad aver sollevato dei dubbi sulle sostanze somministrate dalle società calcistiche nel corso degli anni Novanta. Il dirigente sportivo ed ex calciatore Walter Sabatini ha dichiarato che i “sospetti sono giustificabili”. Secondo l’ex direttore sportivo della Salernitana questa è una storia vecchia: “È un fatto inquietante che preoccupa. C’è stata una moria di giocatori lunghissima per cui i sospetti sono consistenti e anche giustificabili, legati ai metodi adottati una volta. Non erano probabilmente sistemi di doping, bensì di sostegno integrativo. Questo, portato a dosi eccessive, può aver condotto a qualche problematica importante nel futuro”. Sabatini lo definisce un pensiero “inquietante e preoccupante” che “lascia un velo di sospetto sulle nostre regole etiche e sul calcio”. Ma questo non ottenebra il ricordo di Vialli: “Ora non sto pensando a lui come a un oggetto di indagine”.

Riflette anche sulla sua esperienza da calciatore: “Ci sono passato anche io quando avevo 18 o 20 anni, passavano i medici e ti facevano punture. Non sapevi quello che ti iniettavi. Il rischio è per tutti, a parte qualcuno che voleva le informative”. Ricorda che prima di ogni partita si faceva puntualmente due punture “senza mai fare una domanda”. Si fidava dei medici, dice: “Per adesso sono stato fortunato e non ho, al momento, un ritorno così negativo. Diciamo che era la prassi, insiste Sabatini. Poi conclude: “Sono come tutti perplesso, ma Gianluca in questo momento lo lascerei stare, mi dispiace coinvolgere un ragazzo morto da poco”.

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