Incredibile ma vero. Il comune de l’Aquila, guidato dal sindaco Pierluigi Biondi di Fratelli d’Italia, ha chiesto soldi alle famiglie delle vittime del terremoto del 6 aprile 2009. Il comune si appoggia alla sentenza 676 del 2022 con la quale il giudice ha attribuito il 30% di colpa ai 27 morti, per lo più giovani studenti, del crollo della palazzina di via Campo di Fossa 6/B. Secondo la sentenza le vittime ebbero “condotta incauta di trattenersi a dormire” in casa. I familiari delle vittime, nel procedimento per la richiesta di danni, avevano chiamato in causa anche il Comune dell’Aquila perché “aveva rilasciato il certificato di abitabilità dell’edificio, nonostante le difformità” tra il fabbricato realizzato e quello progettato.

Il giudice, nella sentenza in cui ha condannato a risarcire i ministeri della Infrastrutture e dei Trasporti e dei Lavori Pubblici, ha invece però assolto il Comune dell’Aquila che, costituito in giudizio, ha contestato “la propria responsabilità per il crollo, osservando che le verifiche demandate all’Ente comunale ai fini del rilascio del certificato di abitabilità avvenuto in data 3 settembre 1964, avevano carattere prettamente urbanistico e igienico-sanitario, ma nulla che attenesse alla stabilità e idoneità costruttiva dell’edificio” che, secondo il Comune, è da imputare “al tecnico progettista e autore dei calcoli dell’edificio”.

La tesi è stata accolta dal giudice che ha escluso la responsabilità del Comune e ha condannato i ricorrenti, quindi le famiglie delle vittime, alla “rifusione delle spese di lite”, per 13.430 euro, in favore del Comune che, nello stesso procedimento, dovrà invece pagare altre spese di lite nei confronti degli eredi del tecnico progettista. Non pago il Comune ha presentato ricorso in appello per quanto riguarda le somme da elargire e al contempo, senza aspettare il ricorso dei familiari delle vittime, ha chiesto ad esse, l’11 gennaio, tramite i propri legali, il pagamento delle spese legali liquidate, pari a 18.640.84 euro in totale.

“Sono sorpresa oltremodo – commenta l’avvocato Maria Grazia Piccinini, mamma di Ilaria Rambaldi, studentessa morta in via Campo di Fossa – in quanto il Comune da una parte appella la sentenza e dall’altra chiede i soldi alle vittime con una fretta ingiustificata. Poteva aspettare tranquillamente, non c’era bisogno di procedere. Appare solo come un inutile ed inopportuno accanimento verso le famiglie delle vittime che si vuole perseguitare ancora, oltre al lutto che hanno subito e tutte le angherie che hanno dovuto sopportare in questi anni”.

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