Qualche tempo fa feci un’intervista ad un siciliano esperto di trasportistica, intervista avente ad oggetto la rete ferroviaria della sua regione. Nell’evidenziare lo stato comatoso dei treni, tuttavia, egli ricordò un episodio singolare che qui riporto.

Nel 2015 cadde un viadotto dell’autostrada Catania-Palermo, che venne chiusa. Bene, per sopperire alla sospensione del traffico su gomma, dall’oggi al domani furono introdotti 14 treni al giorno ed essi ci impiegavano due ore e quaranta minuti a coprire l’intera distanza. Introdussero i nuovi treni Minuetto, razionalizzarono il percorso. E il flusso di utenti aumentò considerevolmente, tant’è che l’offerta a mala pena copriva la richiesta. Poi la “pacchia” finì quando fu riaperta l’autostrada, ed oggi ci sono più solo otto treni e ci si impiega più di tre ore.

Sempre oggi esce su questo giornale un bel servizio di Antonello Caporale dal titolo “Il TAV del Sud: l’incredibile monumento allo spreco”. L’inchiesta si riferisce alla futura linea AV Salerno-Reggio Calabria.

Ma torniamo alla Catania-Palermo. Essa è prevista nel Pnrr e le vengono destinati dieci miliardi di euro. In realtà, non è propriamente alta velocità, ma raddoppio in variante, il che significa che i pendolari non ne potranno usufruire perché correrà lontano dai centri abitati, bucando le montagne. Per ottenere un risparmio rispetto al 2015 (epoca in cui venne potenziata la linea attuale) di mezz’ora, cioè due ore e dieci minuti. E adesso ripassiamo alla Salerno-Reggio Calabria, per la quale sempre nel Pnrr è prevista una voce di spesa di ventidue miliardi che secondo gli esperti, come riporta Caporale, lieviteranno almeno a trenta. Per cosa? Per risparmiare circa un’ora. Ovviamente, anche qui, come in Sicilia, di ammodernare la linea esistente quella tirrenica non se ne parla neppure: guai! Altrimenti non si accontenterebbe il partito delle costruzioni che domina la politica italiana, ossi l’Ance e, nello specifico, il colosso Webuild, che qualche tempo fa inneggiava dal proprio sito, giustamente: “Pnrr, ecco l’Italia ad alta velocità. Oltre un terzo degli investimenti del Pnrr saranno destinati all’alta velocità ferroviaria”.

Cinquanta chilometri di gallerie in Sicilia, centosessanta in Campania e Calabria. Una vera e propria pacchia per il partito delle costruzioni, dei buchi, dell’abbattimento delle case, del disseccamento delle sorgenti. Molto minore la pacchia per la popolazione italiana che magari vorrebbe che cifre così ragguardevoli andassero alla sanità, alla scuola, alla cultura. E, del resto, parlando di buchi non si può non saltare alla madre di tutte queste porcate, ossia l’AV Torino-Lione. Per la quale, nonostante l’assurdità di realizzare una nuova e devastante linea, si inventarono addirittura flussi di traffico inesistenti. È quindi la storia che si ripete, lo scempio dell’italico suolo denunciato da Antonio Cederna, ma oggi amplificato all’ennesima potenza, nonostante la crisi climatica, nonostante il paese che frana, nonostante siano altre le priorità italiane. Ma chissenefrega, l’importante è oliare la macchina delle costruzioni.

E qui permettetemi una battuta per concludere. Lo Stato trova i soldi per arricchire i soliti noti nel vasi di Pandora del Pnrr, ossia quel piano per la ripartenza creato a seguito del Covid. E qui viene alla mente la scritta che compariva su molti balconi in epoca di pandemia: “Andrà tutto bene”. Poveri illusi!

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