Cani avvelenati a morte, minacce e danneggiamenti al territorio. Sono le tecniche della “guerra del tartufo” che si sta combattendo in tutta la penisola tra i cavatori. In una stagione in cui la quantità è ridotta, a causa del caldo e dell’estrema siccità, ma la qualità è alta, i prezzi del tartufo sono saliti e con loro sono aumentati gli episodi di contrasto tra i raccoglitori. A farne le spese, però, sono soprattutto i loro cani. Secondo alcune stime, riportate da Il Corriere, in tutta Italia, da ottobre, sono già 400 gli animali uccisi dai bocconi avvelenati disseminati dai concorrenti.

Dalle Langhe alle Crete Senesi, da Acqualagna all’Umbria, passando per i Monti Simbruini: gli episodi sono stati registrati in tutte le principali zone di ricerca. Tanto che, raccontano alcuni cavatori, è necessario dotare i propri cani – cuccioli molto costosi, addestrati fin dalla nascita alla ricerca del prezioso tubero – di un apparecchio speciale. Una sorta di morso, come quello usato per le briglie dei cavalli, che blocchi il tentativo dell’animale di inghiottire qualcosa senza che il padrone prima l’abbia controllata.

Le quotazioni del tartufo in queste settimane sono molto alte. Superano anche i 3mila euro al chilo. Un valore che porta i cavatori, molto gelosi delle loro zone di ricerca soprattutto in periodi di magra, a usare qualsiasi mezzo per allontanare la concorrenza. “I bocconi solitamente sono preparati con lumachicidi o addirittura stricnina e vengono resi appetibili nascondendoli nel cibo” – racconta a Il Messaggero Marco Mencucci comandate del parco delle foreste casentinesi -. I veleni di altissima potenza possono essere acquistati in un supermarket come al locale consorzio agrario, in latte da un litro che bastano a ucciderne centinaia. Il nostro lavoro è proprio quello di battere certe zone per evitare che accadano episodi simili”.

Durissima la condanna dell’Assotartufai che, commentando l’ennesima notizia di un cane ucciso da un’esca avvelenata, denuncia “la guerra per il mercato del tartufo”. “Qualcuno vuole che nella grande tartufaia dei Simbruini vadano pochissime persone, è assurdo”, ha dichiarato il segretario dell’associazione, Stefano Scaccia, in riferimento alla morte del labrador Brando, durante una passeggiata nel parco naturale dei monti Simbruini, nel comune di Camerata Nuova, Roma. “Sembrava stanco, poi ha iniziato a sbandare”, racconta la padrona. Come spesso avviene quando un cane viene avvelenato in questo modo, i soccorsi sono stati inutili. Brando è morto in poco tempo, diventando l’ennesima vittima della guerra del tartufo.

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