Per tutto il 2022, la Russia è stata impegnata a lottare contro gli oppositori della guerra e del regime al potere. Dall’inizio dell’invasione, le autorità di Mosca hanno varato un numero record di leggi: più di 650. La maggior parte di loro limita i diritti dei cittadini (come il divieto della propaganda LGBT o il divieto della maternità surrogata per uomini single), ma altre sono apertamente repressive. Gli esempi più eclatanti sono le leggi sullo “screditamento dell’esercito russo” e sulle “fake news sull’operazione militare speciale”, la cui violazione comporta multe gravi o molti anni di carcere. Spesso, in base a questi articoli, vengono perseguiti attivisti, giornalisti e politici, ma più della metà degli accusati sono persone comuni. In totale, dal 24 febbraio sono stati avviati più di 5mila procedimenti amministrativi e 378 persone sono sotto procedimento penale per avere compiuto atti contro la guerra intrapresa da Putin in Ucraina. Secondo l’antropologa sociale Alexandra Arkhipova, quest’anno in Russia per la prima volta dai tempi sovietici hanno cominciato a punire per l’opinione. Qui raccontiamo i casi più folli in cui i russi sono stati puniti per aver scritto il cognome di Putin con una minuscola, per aver ascoltato la musica sbagliata a casa o per l’antipatia per il pesce secco.

Sognare Zelensky – Uno dei motivi più frequenti per le multe è diventato il famoso “screditamento dell’esercito russo”. Ad esempio, in Altai, un deputato locale è stato multato di 30mila rubli (ai sensi di questo articolo) per dichiarazioni contro la guerra. Ma esattamente la stessa multa è stata inflitta a un insegnante di filosofia di Barnaul, che ha messo un emoticon triste sotto questa notizia: la corte ha ritenuto che tale compassione pubblica, a sua volta, screditi l’esercito russo. In generale, sembra abbastanza facile screditarlo. Per esempio, si scopre che lo ha fatto anche un imprenditore di Ivanovo distribuendo gratuitamente per strada il libro distopico “1984” di George Orwell. E anche una coppia sposata che discuteva di guerra nella mensa del sanatorio a Kabardino-Balkaria. E un uomo di Transbajkalia che ha descritto il suo sogno su Vladimir Zelensky in un post su Instagram. Tutta questa gente ha ricevuto sanzioni amministrative.

Fake su Bucha – Il secondo articolo “preferito” delle forze dell’ordine russe riguarda la “diffusione pubblica di informazioni deliberatamente false sull’esercito russo” che si trasforma spesso in un procedimento penale. Per esempio, un residente di Primorye, che ha inviato un video sulle distruzioni nel Donbass e sulle perdite delle truppe russe nella chat di Whatsapp con 230 persone, è stato condannato ai lavori socialmente utili. A Lipetsk, un costruttore di 60 anni ha affrontato delle accuse penali per un post contro la guerra sul suo blog personale (39 iscritti), dove scrive il nome di Putin con una minuscola. Uno ieromonaco, che sul suo canale YouTube ha dichiarato che “chi ha scatenato l’aggressione non andrà in paradiso”, è stato arrestato per diffondere fake news e ora rischia fino a dieci anni di carcere. In generale, questo articolo prevede pene detentive gigantesche. Sono già stati condannati a 7 anni il deputato Alexei Gorinov, che si è espresso contro la guerra, e a 8,5 anni il politico Ilya Yashin, che aveva diffuso informazioni sui massacri di civili a Bucha. In realtà, per le autorità russe la tragedia di Bucha è l’argomento più doloroso che aumenta il rischio di finire in prigione anziché prendere una multa. Così, la polizia è partita a cercare un archeologo da Omsk (che aveva condiviso un post sui crimini dei russi a Bucha e Mariupol) nelle fitte foreste siberiane, dove lui stava conducendo una spedizione. L’uomo è stato arrestato e, per decisione del tribunale, ricoverato in un ospedale psichiatrico.

Guerra ai manifesti – Dal primo giorno dell’invasione, migliaia di russi sono scesi in piazza, in proteste di massa o individuali. È diventato subito chiaro che cartelloni con la parola “guerra” sono tabù, quindi i manifestanti hanno cercato di mascherarla con le scritte «*** *****» (sottinteso net voine, “no alla guerra”) o usando fogli di carta bianchi, tuttavia non sfuggendo alla detenzione. Ad un certo punto, l’immaginazione dei manifestanti si è esaurita, perché anche i cartelli come “Abbracciami se sei per la pace”, semplicemente “Pace” e addirittura per qualche motivo “Il fascismo non passerà” venivano riconosciuti come offensivi per l’esercito russo. In totale, le proteste contro la guerra in Russia hanno battuto record di detenzioni degli ultimi dieci anni: dal 24 febbraio sono state fermate quasi 20mila persone.

No alla vobla! – Nel tentativo di aggirare il divieto di usare la parola “guerra”, una residente di Tyumen scrisse con il gesso sul marciapiede «net v***e» (sottintendendo sempre net voine, “no alla guerra”) e, come altri, fu accusata di “screditare” l’esercito. Tuttavia, al processo, la ragazza riuscì a dimostrare che in realtà intendeva «net voble» (no al pesce essiccato), perché prova una forte antipatia personale per la specie di pesce Rutilus caspicus. Il tribunale aveva chiuso il procedimento, ma poi ha deciso di riprendere il caso e comunque multare la ragazza per discredito. A proposito, ormai i presentatori televisivi, i funzionari del Cremlino e lo stesso Putin usano la parola “guerra”. E un deputato di San Pietroburgo è arrivato a chiedere al Procuratore Generale di avviare un procedimento penale contro il presidente.

Confini intermittenti – La Duma ha anche proposto di multare e arrestare per “distribuzione di mappe o immagini che contestano l’integrità territoriale della Federazione Russa“. Forse i deputati si sono ispirati all’episodio di luglio che riguardava la carta da parati di Leroy Merlin: come si è scoperto, raffigurava una mappa del mondo con la Crimea appartenente ancora all’Ucraina e senza le repubbliche indipendenti di Donetsk, Lugansk, Ossezia del Sud e Abkhazia. La Duma ha ritenuto che questa mappa fosse un esempio di come la Nato utilizzi “ogni opportunità per portare avanti la sua agenda sul territorio della Russia” e ha chiesto che fosse effettuata un’indagine nel negozio. Ora, con la nuova legge, tali immagini saranno classificate come materiali estremisti. E questo nonostante da allora la situazione sia diventata molto più complicata, visti i territori acquisiti e subito persi e i confini di stato diventati ormai, nelle parole della politologa Ekaterina Shulman, “tremolanti”.

Estremismo su Instagram – Dopo che un tribunale russo ha bandito Meta Platforms Inc. a causa delle “attività estremiste”, Facebook e Instagram hanno cominciato a essere considerate in Russia social network vietati. Ciò ha creato una serie di problemi: centinaia di migliaia di piccoli imprenditori individuali hanno perso l’opportunità di guadagnare denaro sui social mentre i grandi produttori hanno dovuto ritirare interi lotti dei loro prodotti se sulle etichette erano presenti i simboli delle piattaforme ormai “estremiste”. A settembre, poi, per la prima volta un utente, una fashion blogger di 18 anni, ha rischiato sei anni di carcere per aver chiesto di iscriversi alla sua pagina Instagram.

Poesia proibita – Le autorità russe non incoraggiano alcuna dichiarazione pubblica contro la guerra, anche se fatta con le parole dei classici. A marzo, la polizia ha arrestato la traduttrice e critica letteraria Lyubov Summ per aver letto in piazza una poesia sugli orrori della guerra, che fu scritta dal grande poeta del XIX secolo Nikolai Nekrasov e in Russia fa parte del curriculum scolastico. A settembre, un giovane poeta e attivista moscovita è stato arrestato per aver letto ad alta voce i versi politici, questa volta i propri. La polizia ha picchiato e violentato il giovane e lo ha costretto a scusarsi per la poesia davanti alla telecamera. Dopodiché è stato ricoverato in ospedale, ora è in custodia e aspetta il processo.

Tradimento della patria – Un altro articolo repressivo “preferito” dalle autorità russe è l’alto tradimento o meglio, quello che può essere ricollegato a questo reato. A questo proposito, il giornalista Ivan Safronov è stato recentemente condannato a 22 anni nel carcere di massima sicurezza per aver scritto diversi articoli sull’industria militare russa. Quest’estate la Duma di Stato ha adottato (in 1 minuto e 20 secondi) emendamenti agli articoli del codice penale su tradimento e spionaggio, che ancora una volta hanno ampliato questi concetti e inasprito le pene. Ora sarà possibile prendere multe milionarie e fino a 20 anni di carcere per tradimento, al quale potranno essere equiparate la raccolta e il trasferimento di quasi tutte le informazioni a quasi tutte le organizzazioni straniere, così come qualsiasi critica pubblica alle forze di sicurezza. Proprio di recente, uno studente di San Pietroburgo ha ricevuto un “avvertimento di alto tradimento” per aver tentato di chiamare un numero ucraino per una colletta di assistenza alle vittime.

Musica sbagliata – Anzi, tutto ciò che riguarda l’Ucraina può ora essere considerato un potenziale discredito dell’esercito russo. Un visitatore di un bar karaoke in Crimea che ha chiesto al dj di mettere una canzone ucraina, ha ricevuto una multa di 50mila rubli mentre il dj è stato arrestato per dieci giorni. Sempre in Crimea, in un ristorante dove durante si suonava musica ucraina durante una festa di matrimonio, gli ospiti, compresi i genitori degli sposi, sono stati sanzionati con multe e arresti per “propaganda di simboli nazisti” e, ancora una volta, “screditamento” dell’esercito russo. Nel frattempo, i moscoviti venivano arrestati per aver ascoltato musica ucraina nel proprio appartamento o auto, e multati per aver indossato scarpe blu e gialle. Finora, il più giovane che è stato chiamato alla polizia per aver “screditato” l’esercito è stato un alunno di scuola elementare della regione di Mosca che ha scritto “Gloria all’Ucraina” in una chat della classe.

Alternativa per i giovani – L’ultimo divieto nella nostra classifica non ha a che fare con la guerra scatenata dalla Russia, ma dimostra bene la mentalità che prevale nell’autorità russa e nella sua “opposizione” parlamentare, che persegue idee non dissimili dal quelle del regime. A luglio, il Partito Liberal-Democratico ha proposto di vietare le sigarette elettroniche in Russia. Il leader del Partito Comunista Gennady Zyuganov ha sostenuto il divieto affermando che sono davvero “la via per lo sviluppo della tossicodipendenza e la distruzione del corpo dei giovani” e ha immediatamente proposto un’alternativa a tale divieto: far rivivere i Pionieri. Il capo dei comunisti crede che un’organizzazione pioniera e tirocini presso le fabbriche, comuni nell’Unione Sovietica, potrebbero salvare la gioventù dalle cattive abitudini: “Quando un giovane ha qualcosa da fare, allora lui stesso non vorrà accendere una sigaretta”.

Articolo Precedente

Usa, bimbo di 6 anni va a scuola e spara alla maestra. Lei è grave, lui in custodia della polizia

next
Articolo Successivo

L’Occidente egemone e il laboratorio Africa: il politologo Idrissa vede prospettive inquietanti

next