Alex, barista gay in cerca di una relazione stabile, subisce l’ennesima delusione da chi invece vuole solo l’avventura di una notte: manda un vocale rabbioso alla segreteria dell’amante, ma sbaglia numero e il messaggio arriva nella casella di un architetto single. Questo l’avvio della storia di Smiley, serie spagnola e catalana a tema Lgbt in otto episodi, ambientata a Barcellona durante le festività natalizie e dal 7 dicembre disponibile su Netflix.

La serie, scritta e diretta dal catalano Guillem Clua, ruota attorno all’incontro tra Alex e l’architetto Bruno, single incapace di uscire dalla stasi della sua vita amorosa nonostante le attenzioni del collega Ramon e i consigli dell’amico Albert, che cerca di aiutarlo mentre si arrabatta tra tre figli, un matrimonio al capolinea e i suoi suoceri, nonché datori di lavoro. L’improvviso incontro tra Bruno e Alex nel bar in cui lavora quest’ultimo – il BarBero – o piuttosto lo ‘scontro’ che mette a nudo le fragilità e i desideri di ognuno dei due, cambierà le loro vite. Numerosi equivoci li allontanano mentre attorno a loro tutto sembra andare a rotoli; solo la scoperta delle proprie intenzioni più intime saprà ricondurre a ragione i due protagonisti.

La trama è accompagnata da alcuni scambi e incroci degni di un film di Paolo Virzì: l’apparizione di un vecchio amico della madre di Alex avrà un ruolo importante nella vita di Javi, il gestore del BarBero; la responsabile Vero, invece, è pronta per andare a convivere con la compagna Patri nell’appartamento arredato da Bruno. Gli intoppi, le indecisioni e i cambi di direzione costituiscono il vero perno della vicenda, e le tematiche più delicate dell’universo arcobaleno vengono trattate con grande eleganza, anche se questo concorre alla formazione di una patina idilliaca che si deposita su tutto il racconto, allontanandolo un po’ dalla realtà.

E forse il problema sta proprio qui: Smiley rispetta sì i tempi comici nell’opposizione dei dialoghi e delle situazioni, ma il risultato è abbastanza surreale, oltre che parecchio ‘pop’: protagonisti bellocci, scenografie colorate e intrecci semplici e lineari. Insomma, una commedia romantica da manuale, senza profondità di sentimenti – se non intesi come sentimentalismi, in cui tutto è limpido e pulito e anche i conflitti e gli scontri si sciolgono come neve al sole.

Forse però è proprio questo l’obiettivo fondamentale della serie: costituire un luogo sicuro, dove tutto finisce bene o almeno così si lascia presagire, dove i problemi della vita reale sono solo abbozzati e non affrontati con profondità. Ma forse questo è ciò che più l’avvicina alla realtà.

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