Siamo abituati a usare Google Maps ormai per qualsiasi cosa: dove posso mangiare nelle vicinanze? C’è un’officina nei dintorni? Digitiamo e in due secondi sappiamo che strada prendere. Come per tutte le situazioni di emergenza, anche per abortire molte persone si rivolgono a Google, per mancanza di informazioni disponibili o, banalmente, perché spesso si tratta di momenti concitati in cui le tempistiche sono fondamentali.

La società olandese Shake the Dust, specializzata in salute riproduttiva, in queste settimane ha ripescato un problema che si era già presentato negli Stati Uniti segnalandone l’impatto anche in Europa. Google Maps etichetta come “centri per l’interruzione di gravidanza” anche luoghi gestiti da associazioni anti-scelta indirizzando così chi vuole abortire verso strutture ostili che forniscono informazioni scorrette.

La tattica è molto semplice: vengono scritte recensioni false, in modo che Google registri centri anti-scelta come cliniche per la salute riproduttiva che praticano l’interruzione volontaria di gravidanza. In questo modo, sulla mappa, compaiono decine di soluzioni per chi chiede aiuto a Google una volta compiuta la scelta di interrompere la gravidanza; arrivati sul posto, però, invece di ritrovarsi di fronte medici disponibili e preparati, si incappa in membri di associazioni anti-scelta e personale pronto a fare il lavaggio del cervello a suon di sensi di colpa. Allo stesso tempo, recensioni false vengono pubblicate anche a danno dei veri centri per l’interruzione di gravidanza, che avranno quindi pessime valutazioni e resoconti da brivido, con l’obiettivo di scoraggiare l’utenza a recarvisi.

Come già riportava il Washington Post a fine agosto, è necessario che Google – per offrire un servizio accurato e utile – indichi specificamente quali cliniche sono affidabili e quali no per abortire. Per ora gli errori segnalati sono nell’ordine delle poche centinaia, ma una grossa percentuale si trova proprio in Italia, soprattutto al nord. Se chiedo a Google “dove abortire a Milano”, le prime righe del primo risultato cominciano così: “L’interruzione di gravidanza è sempre un evento luttuoso, difficile da superare sia fisicamente che psicologicamente”.

Terrorismo duro e puro mascherato da sportello informazioni. L’aborto non è sempre un lutto, non è sempre difficile da superare o doloroso fisicamente, ogni persona reagisce diversamente e il dolore – se c’è – si declina a seconda del singolo. La pagina del ministero della Salute, invece, ci spiega come funziona la procedura, ma non ci dice dove andare per accedervi. Come un Gianni Morandi qualunque, anche secondo il Ministero ‘uno su mille ce la fa’, basta recarsi “presso strutture pubbliche adeguatamente attrezzate”. E buona fortuna nel trovarle!

L’idea di Shake the Dust è quella di rivolgersi alla Commissione Europea per fare in modo che intervenga direttamente sulle politiche di Google e a tal proposito è stata lanciata una raccolta firme. Sembra un percorso molto tortuoso, però, difficile da regolare a meno che non sia l’azienda stessa a modificare le sue policy sulle recensioni.

Come destreggiarsi, quindi, tra il marasma di dati inaffidabili? A venirci in soccorso, come al solito, sono le pratiche di mutuo aiuto dal basso, come quella offerta da Libera di Abortire, che ha creato un vademecum con risposte chiare e pratiche per chi sta cercando di accedere all’Ivg. O ancora la mappa messa a disposizione da Obiezione Respinta e Ivg – ho abortito e sto benissimo, in cui è possibile trovare e/o segnalare ospedali e farmacie con obiettori di coscienza o, viceversa, indicare strutture in tutte le città d’Italia in cui l’accesso all’Ivg è stato gestito in modo rispettoso e corretto. Hey Google, questo lo sai fare?

@ElianaCocca

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