Gli anni di galera sono un biglietto da visita, le credenziali di un rispetto mai venuto meno e anzi oggi nuova benzina per riprendersi il territorio a Milano. Anche dopo i blitz, i processi, le sentenze. Nulla cambia. La ‘ndrangheta torna sempre. Oggi, se possibile, più visibile di ieri. Senza paura, perché qua “noi abbiamo fatto la storia di Milano. Siamo sopra i libri non è che siamo chiacchiere”. Già perché “noi di anni ne abbiamo presi 24, ma non ci siamo mai spezzati né ci siamo piegati”. Detto questo, detto tutto. Se galera significa rieducare a un senso di legalità, questo non vale per la ‘ndrangheta né tanto meno per la cosca Maiolo originaria di Caulonia, titolare dal 2008 di una locale di ‘ndrangheta a Pioltello, poi disarticolata dopo l’operazione Crimine-Infinito e ora, a quasi vent’anni da quei giorni d’estate, tornata a pieno regime perché come dice il boss Cosimo Maiolo “non ci siamo spezzati” e perché, spiega il figlio Salvatore, “abbiamo fatto la storia di Milano”.

Sono 300 pagine fulminanti quelle con cui il tribunale di Milano ha disposto 10 arresti per mafia in una devastante inchiesta della squadra Mobile che cuce con straordinaria lucidità il ritorno dei boss, più visibili e più spietati di prima, che a sparare per risolvere conti di droga ci pensano un secondo. Con il pallino per la politica a suggellare il loro definitivo controllo del territorio e occhi attenti agli affari che li portano a gustare la torta della logistica, contando su sub-appalti milionari con multinazionali del calibro di Gls, Amazon e Sda. Come già emerso nell’inchiesta sulla nuova locale di Rho gestita manu militari dalla famiglia Bandiera (indagine ancora una volta della squadra Mobile), il controllo, più che la sommersione, è il nuovo refrein mafioso perché “ogni angolo c’è uno di noi (…). Nostra famiglia, ho passato più tempo con loro che con mio padre”.

Parla con entusiasmo il non affiliato ma contiguo, tanto che il vecchio Cosimo Maiolo lo ammonisce benevolmente: “Evita certi discorsi la gente può capire male”. In realtà la gente, quella di Pioltello, capisce molto bene e sa chi sono i Maiolo. Anche e soprattutto la politica. Quella locale in salsa centrodestra, dalla Lega a Fratelli d’Italia, fino a Cambiamo del governatore ligure Giovanni Toti. Suoi i referenti provinciali agganciati dalla ‘ndrangheta e sostenuti dai Maiolo. Consapevoli dello spessore mafioso, ma non indagati, sono l’ex candidato sindaco Claudio Fina e l’ex presidente del consiglio comunale Marcello Menni che nella tornata 2021 punta all’urbanistica, ufficio tecnico compreso, ruolo che fa gola a Maiolo e al suo amico Luca Del Monaco per riappropriasi dell’appalto per le onoranze funebri. Lo stesso Del Monaco che in tempi di pandemia risulta attivo nel trasporto di salme e ceneri di morti da Covid-19.

I due politici non saranno eletti, se pur Fina finirà in consiglio tra la minoranza. E poi c’è il sindaco di Rivolta d’Adda della cui elezione, questa avvenuta, si vanta Cosimo Maiolo spiegando di aver dato una mano. Come fu anche per Mario De Gasperi ex sindaco di Pioltello che, dice il boss, “si è fatto due legislature sulle spalle mie”. Tanto che, scherzando (ma quanto?), il boss dice: “Mi faccio la lista civica per me e mi metto capo della ‘ndrangheta”. Scherza il boss, nella realtà promette i voti degli stranieri “perché qua, io sono diretto e parlo con il sindaco, con tutti sti assessori, di la che li porta uno che voi non conosce nessuno”. E ancora: “Devo passare dai pakistani faccio venire un pacco di loro, mo gli do uno di questi qua pure a (…) per parlare con l’albanese di la, l’albanese di qua”. Il riferimento della campagna elettorale è il banco del pesce di uno dei Miaolo che si trova in centro a Pioltello. E poi ci sono gli affari, quelli della logistica dove attraverso società cosiddette “serbatoio di mano d’opera” la ‘ndrangheta si accaparra appalti milionari. Ma anche i locali della movida come il King Room di via Vittor Pisani, aperto e subito chiuso. E attorno al quale emerge la figura del serbo Lasic Miroslav, detto Miki, in contatto stretto con Salvatore Maiolo e già in affari di droga con il boss di Cosa nostra Guglielmo Fidanzati.

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Milano, dieci arresti per associazione mafiosa. Le intercettazioni: “La nostra locale è Pioltello, comando io con mio cugino che è in galera”

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