Come un viaggio intercontinentale. Volare in Sicilia per Natale costa più di un biglietto per New York. Un volo Ita Airways da Milano per la Grande mela con partenza il 23 dicembre e ritorno l’8 gennaio costa infatti 604 euro. Nelle stesse date, invece, un volo da Milano per Catania costa 834 euro. Più di 200 euro di differenza per un volo interno con la compagnia di bandiera che offre un viaggio appena più economico per Palermo: solo 703 euro. Va un po’ meglio con Ryanair dove i voli di andata e ritorno sempre nelle stesse date raggiungono solo la tariffa di 391 euro (ma solo nella prima schermata, in quelle successive il prezzo salirebbe con i servizi aggiuntivi), di un soffio più bassa se la destinazione è invece Palermo: solo 366 euro. Costa almeno 494 euro, invece, viaggiare sulla stessa tratta ma con Easyjet. Quasi identico (493) il prezzo di un biglietto da Roma a Palermo con Ita. Se invece si sceglie Ryanair ci vogliono almeno 305 euro per andare dalla Capitale al capoluogo siciliano.

Anche quest’anno dunque i tanti siciliani che vivono e lavorano fuori dall’isola saranno costretti ad affrontare costi altissimi se vogliono tornare a casa per Natale. Costi contro i quali si è scagliato Renato Schifani: “La Regione Siciliana denuncerà la questione all’Autorità Antitrust, coinvolgendo i migliori avvocati esperti del settore. Ma serve anche più attenzione da parte del governo”. Una denuncia all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e una strigliata al governo di Giorgia Meloni da parte del neo governatore, perché “lo scandalo del caro voli che da tempo colpisce i siciliani deve trovare una risposta, immediata ed efficace”. Schifani racconta di essere stato lui stesso vittima della situazione: “Mercoledì prossimo – dice – dovrò rientrare in serata a Palermo da Roma, ma non ci sono più posti in aereo a causa della esiguità dei voli messi a disposizione da Ita. Rientrerò, quindi, da Napoli con la nave. E, come me, sono tanti i siciliani che si troveranno in questa stessa situazione. Mi chiedo: tutto ciò può essere considerato normale in un Paese come il nostro?”.

Ma le tariffe esorbitanti sotto le feste per gli abitanti dell’isola sono da tempo oggetto di dibattito per la politica siciliana. Anche Nello Musumeci tentò, con la sponda di Giancarlo Cancelleri, sottosegretario ai trasporti del M5s, di dare una sterzata al caro voli. Nel 2020 l’allora presidente della regione disse addirittura in diretta su Radio 1 che la “Compagnia di bandiera (Alitalia, ndr) rischia di apparire come una compagnia di pirati”. Lo diceva nello stesso giorno in cui i sindaci siciliani – Leoluca Orlando, allora sindaco di Palermo, in testa – protestavano contro il rincaro dei voli sotto le feste. Poco dopo Cancelleri annunciò lo sconto del 30 per cento, una tariffa sociale che andava ad alleviare le tasche degli emigrati siculi di ritorno per le vacanze. Ma adesso è tutto da rifare: “È inaccettabile – spiega Schifani – che a minare il diritto alla mobilità dei cittadini sia una compagnia a capitale totalmente pubblico come Ita, impegnata in un cartello con Ryanair sulla rotta Palermo-Roma in quanto unici vettori ad operare su quel percorso. Torno perciò a chiedere al governo di farsi sentire, ed in particolare modo al Mef, al quale da tempo abbiamo posto anche altri temi urgenti su cui non abbiamo ancora ottenuto risposte. Il gran lavoro e l’encomiabile impegno del ministro Urso sulla vicenda Lukoil, con il salvataggio di migliaia di posti di lavoro, dimostrano che, volendo, i problemi possono essere risolti”.

Da Roma a Palermo, infatti, con andata il 23 dicembre e rientro l’8 gennaio, il viaggio offerto da Ita Airways costa 492 euro. Poco in confronto a quello che Ita offre per volare dalla capitale a Catania: 714 euro, con un costo che dunque tra Sicilia occidentale e orientale lievita di più di 200 euro. Per questo Schifani ha chiesto ad Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy di intervenire ancora, stavolta su Ita: “Nel corso di una cordiale telefonata, ho chiesto al ministro di poter intervenire su Ita, società a capitale totalmente pubblico, per eliminare lo scandalo del caro voli che sta penalizzando in modo vergognoso i collegamenti da e per la Sicilia con il continente. Il caro biglietti di questi giorni è chiaramente il frutto di un cartello a cui Ita non può e non deve aderire. Non si può accettare che il diritto alla mobilità dei cittadini sia così gravemente leso”. E la risposta di Urso, anche lui di origini siciliane, non si è fatta attendere: “Sul caro voli che limita il diritto alla mobilità, frena lo sviluppo turistico, aggrava i costi per le imprese e comunque alimenta anch’esso la spirale inflazionistica, ci vuole ragionevolezza – afferma il ministro – soprattutto da parte di un vettore a capitale pubblico in via di privatizzazione”. Ma anche i deputati siciliani del Pd si sono accodati alla protesta presentando un’interrogazione a risposta depositata in commissione al ministro degli Affari Europei, il Sud e Pnrr Raffaele Fitto e al ministro delle infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini chiedendo “quali iniziative intenda assumere il governo, con la massima urgenza, per promuovere un incontro con le compagnie aeree al fine di riportare i costi dei biglietti a livelli di congruità e di accessibilità pre tutti garantendo il diritto alla raggiungibilità della Sicilia”.

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