“Da forze d’opposizione ci spalancavano le porte, ora sono al governo e ce le sbattono in faccia”. Parlano i lavoratori fragili, costretti ancora una volta a battere i pugni contro Palazzo Chigi. Beffati da un premier che sventola agende ma dimentica il programma con cui è stata eletta. Rimbalzati da un sedicente “ministero della disabilità” che non si occupa di loro. E’ ufficiale l’intenzione del governo di prorogare oltre il 31 dicembre lo smartworking per i lavoratori immunodepressi, con gravi patologie e per quelli che hanno a carico figli sotto i 14 anni. Ma lo è anche il fatto che per l’ennesima volta il governo abbia dimenticato quelle migliaia di lavoratori che non svolgono funzioni “smartabili”, come gli infermieri, e al tempo stesso non possono esporsi al Covid a causa delle loro patologie. Col risultato che chi può consuma le ferie o si mette in malattia, sperando in una sanatoria ratroattiva che equipari l’assenza al ricovero ospedaliero, così da non inficiare il comporto di malattia (180 gg) che prelude alla licenziabilità del lavoratore.

Sembra incredibile perché è la quarta o quinta volta che succede dall’inizio della pandemia, ma il 30 giugno sono nuovamente scadute le tutele, e da cinque mesi i lavoratori fragili sono tornati sul bilico. La prima volta era accaduto con il “Cura Italia”, marzo 2020. Emerse fin da allora il tema dei “dimenticati” che si trovano in un limbo di incertezza, perché impossibilitati a riprendere servizio a causa dei rischi infettivi e al tempo stesso incompatibili per mansione con il lavoro da remoto: camionisti, elettricisti, farmacisti, bibliotecari. Il paradosso? Per definizione i lavoratori fragili hanno un rischio più elevato di ospedalizzazione e morte e il solo vaccino, proprio a causa delle patologie di cui soffrono, non assicura loro la protezione contro il Covid. Sarebbero dunque i soggetti da tutelare per primi, la politica li ha resi ultimi.

Per questo nacquero fin da allora diversi gruppi di sensibilizzazione via social, come “Immunodepressi tutela contro coronavirus ” che conta migliaia di iscritti, proprio per sensibilizzare le forze di opposizione e maggioranza a dare una risposta strutturale al problema cui davano invece, di volta in volta, una tardiva (anzi retroattiva) pezza ma incapace di render giustizia della loro difficile e particolare condizione.

Tra i più solleciti erano gli esponenti di Lega e Fratelli d’Italia che, giustamente, gridavano allo scandalo e depositavano fior di interrogazioni e proposte correttive. “A questo punto è legittimo chiedersi se si trattasse solo di ‘promesse elettorali’, racconta SA, infermiere torinese appartenente ad un gruppo dei lavoratori fragili. Che ricorda la straordinaria attenzione di allora scemata nella trascuratezza di oggi. Nonostante il governo si sia dato perfino un “ministero per le disabilità” e il programma elettorale con cui Fratelli d’Italia si è presentata alle politiche avesse addirittura un punto, il 9 del programma, specificatamente dedicato all’estensione delle tutele per i lavoratori fragili. “Visto che venivamo dalla pandemia e che di quel preciso problema si era molto discusso, tutti hanno pensato che fosse riferito a quello. Ma le forze che fino a ieri se ne erano occupate, cavalcando il disagio, una volta arrivate al governo non hanno fatto nulla e peggio ci hanno dimenticati ancora una volta”.

Cosa chiedono allora i fragili, che si sono rivolti nuovamente a Mattarella? Il ripristino e la proroga fino almeno al 31 dicembre 2023 delle tutele introdotte con la legge 18/2020, vale a dire il lavoro agile ma dove impossibile l’equiparazione dell’assenza al ricovero ospedaliero non conteggiato nel periodo di comporto. La proroga della “sorveglianza sanitaria eccezionale” introdotta con la legge n. 34/2020 che consente di ricevere da un medico il giudizio di non idoneità temporanea. Lo studio di una possibilità di accesso a una pensione anticipata.

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