di Osservatorio italiano sulla povertà energetica (fonte: lavoce.info)

I rincari di gas ed elettricità del 2021 hanno aumentato il numero di famiglie in povertà energetica. Sono nuclei che hanno difficoltà ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici. I sostegni del governo devono concentrarsi su di loro.

La povertà energetica in Italia

Nel 2021 la spesa energetica delle famiglie italiane è aumentata del 20 per cento rispetto al 2020, principalmente a causa della forte crescita dei prezzi di gas ed elettricità a partire dal secondo trimestre. Alla fine di quell’anno, il prezzo dell’elettricità pagato in media dalle famiglie è aumentato del 35 per cento rispetto all’anno precedente (+44 per cento per le famiglie nella fascia a “maggior tutela”, +26 per cento per le famiglie nel libero mercato), mentre il prezzo del gas è cresciuto del 41 per cento (figura 1).

Quali sono stati gli effetti degli aumenti sulla povertà energetica? Nella Strategia energetica nazionale (Sen) del 2017, la povertà energetica è definita come “difficoltà di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici, ovvero alternativamente, in un’accezione di vulnerabilità energetica, quando l’accesso ai servizi energetici implica una distrazione di risorse (in termini di spesa o di reddito) superiore a un valore normale“.

La Sen ha adottato un indicatore proposto da Faiella e Lavecchia (2015), basato sui microdati dell’Indagine sulla spesa delle famiglie (Istat), poi ripreso dal Piano nazionale integrato clima energia e dal Piano per la transizione ecologica. Come descritto in un precedente articolo, che passava in rassegna le diverse metodologie per valutare la povertà energetica, questa misura considera congiuntamente:

1. la presenza di un livello elevato della spesa energetica;

2. un ammontare della spesa complessiva (al netto delle spese energetiche) inferiore alla soglia di povertà relativa (soglia descritta in questo documento);

3. un valore nullo per l’acquisto di prodotti per il riscaldamento per le famiglie con una spesa complessiva inferiore alla mediana.

Secondo l’indicatore, alla fine del 2021 la povertà energetica riguardava 2,2 milioni di famiglie, circa 125 mila famiglie in più rispetto al 2020; in termini percentuali il fenomeno colpiva l’8,5 per cento delle famiglie italiane, una quota in aumento che ha riassorbito la riduzione registrata nel 2020 (figura 2).

A livello territoriale, la quota di famiglie in povertà energetica è considerevolmente diminuita nelle Isole, anche in conseguenza di un inverno più mite rispetto alla media degli ultimi 30 anni. È invece aumentata nelle altre macroaree, in particolare al Sud e nel Nord-Est (figura 3, pannello a sinistra). La condizione di povertà energetica caratterizza in particolar modo le famiglie che risiedono nei piccoli centri e nelle aree suburbane, dove risulta in crescita, mentre è sostanzialmente stabile nelle grandi aree urbane (figura 3, pannello a destra).

Le politiche di contrasto

Nel momento in cui questo articolo è stato scritto, i contenuti della proposta di legge di bilancio 2023 non erano ancora stati definiti. Sulla base delle indiscrezioni di stampa, sembra che il governo Meloni voglia proseguire nel segno della continuità con il precedente Governo Draghi. Ad ogni modo, senza informazioni dettagliate è difficile fare una valutazione accurata delle singole proposte. Tuttavia, può offrire utili spunti di riflessione la disamina delle misure già esistenti.

Nel corso del 2021 il legislatore è intervenuto diverse volte per calmierare i prezzi finali di elettricità e gas, stanziando circa 5 miliardi di euro per ridurre le bollette delle famiglie. In particolare, a partire da luglio 2021 sono stati eliminati gli oneri generali di sistema per l’elettricità, riducendo l’Iva e potenziando gli strumenti del bonus elettrico e gas. Questi ultimi sono stati radicalmente modificati, tanto da potersi definire come strumenti sostanzialmente diversi dalla versione in vigore dal 2009: i nuovi bonus elettrico e gas differiscono dai precedenti per gli importi (cresciuti sensibilmente) e per la modalità di accesso, divenuta automatica per gli aventi diritto.

In base ai dati diffusi da Arera, alla fine del 2021 risultano assegnati 2,5 milioni di bonus elettrici (0,8 milioni nel 2020) e 1,5 milioni di bonus gas (0,5 milioni nel 2020) e una spesa complessiva di competenza pari a circa 700 milioni di euro, più che triplicata rispetto ai 211 milioni del 2020 (Arera, 2022 e 2021), e in ulteriore crescita alla fine del 2022 (a oltre 2 miliardi di euro).

In base a simulazioni condotte su un modello della domanda energetica delle famiglie italiane, gli interventi del governo hanno avuto un effetto limitato sul contenimento della spesa dei nuclei più vulnerabili. Ciò sembra discendere dalla natura degli aiuti attivati nel 2021, che sono stati spesso universali e non indirizzati specificatamente alle famiglie in povertà energetica. Elaborazioni sui più recenti dati dell’Indagine sulla spesa delle famiglie indicano una bassa sovrapposizione tra beneficiari dei bonus e le famiglie in povertà energetica, confermando i risultati delle analisi precedenti e suggeriscono di procedere a una rivisitazione degli strumenti.

Come intervenire

I limiti delle politiche fin qui attuate denotano la necessità di intervenire sugli strumenti esistenti. Per le misure contro il “caro-energia” – in vigore ormai dal luglio 2021 – si profila un problema di sostenibilità per il costo rilevante che ricade sulla fiscalità generale. Più efficaci risulterebbero iniziative mirate alle famiglie vulnerabili, che rappresentano poco meno della metà del complesso degli aiuti nel biennio 2021-2022. Andrebbero invece risparmiate le risorse pubbliche destinate alla compensazione di alcune voci della bolletta che probabilmente vanno a beneficio di famiglie a basso rischio di povertà energetica. Ad esempio, si potrebbero ripristinare gli oneri generali di sistema per le case diverse dall’abitazione principale.

Per quanto riguarda il bonus elettrico e gas, in un’ottica di maggiore razionalizzazione, le modifiche potrebbero essere:

1) accorpamento dei due strumenti in unico “bonus energia”;

2) erogazione diretta in conto corrente dei beneficiari, per ridurre i costi di sistema e dare accesso al beneficio anche alle famiglie non collegate alla rete gas;

3) discretizzazione degli importi erogati per evitare gli effetti soglia;

4) rivisitazione dell’Isee per migliorarlo come strumento della prova dei mezzi.

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