La Consulta decide sulla legittimità dell’obbligo vaccinale, introdotto nel 2021 come strumento per arginare la pandemia da Covid. Una sentenza attesa soprattutto dal mondo no vax: infatti, una cinquantina di manifestanti provenienti anche da Marche e Veneto si sono radunati in piazza del Quirinale. Oggi, mercoledì 30 novembre, è prevista la discussione delle parti in un’udienza pubblica, dedicata esclusivamente a questo tema e inusuale anche nei numeri: 11 le ordinanze con cui 5 uffici giudiziari hanno sollevato dubbi sulla costituzionalità di obbligo e sanzioni, una quarantina i difensori di operatori sanitari e professori che hanno rifiutato di vaccinarsi, tre gli avvocati dello Stato – Enrico De Giovanni, Federico Basilica e Beatrice Gaia Fiduccia – a sostegno di quella decisione del governo Draghi e tre anche i giudici costituzionali relatori: Augusto Barbera, Stefano Petitti e Filippo Patroni Griffi.

Tra i no vax che aspettano davanti alla Consulta qualcuno indossa il tricolore al collo e c’è chi ha una felpa con su scritto “Nati liberi”. Andrea, 44 anni, è sulla sedia a rotelle: “Vengo da Vicenza. Sono da 13 mesi sulla carrozzina, da quando ho fatto il vaccino – sostiene – Sono un calciatore ma mi sono vaccinato per lavorare come saldatore a settembre 2021″. “Se la Consulta dovesse dichiarare la legittimità si creerebbe un precedente in Italia”, ha spiegato Ilham. Lei non è vaccinata “ma il mio lavoro non richiedeva l’obbligo anche se ho più di 50 anni”. Carmen è un’infermiera ed è stata sospesa dal lavoro: “La legittimità costituzionale su questo punto significherebbe obbligo vaccinale per qualsiasi cosa che lo stato riterrebbe utile. Saremmo sottomessi a un potere ulteriore”.

Inizialmente previsto solo per medici e infermieri dal decreto 44 del primo aprile del 2021, l’obbligo vaccinale anti-Covid è stato via via esteso ad altre categorie (insegnanti , forze armate e di polizia) con relative sanzioni in caso di inadempimento, a partire dalla sospensione dal lavoro e dalla retribuzione. Gradualmente poi è stato superato, con la discesa dei contagi: a giugno di quest’anno sono stati esentati over 50, professori e forze dell’ordine. Mentre dal primo novembre non vale più nemmeno per chi lavora in corsia, effetto del primo decreto del governo Meloni che ha voluto anticipare a quella data la scadenza che l’esecutivo Draghi aveva fissato al 31 dicembre.

A dubitare della legittimità costituzionale di quelle norme sono i tribunali di Brescia (con 6 ordinanze), Catania e Padova, il Tar della Lombardia e il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana, che solleva anche la questione della sicurezza dei vaccini. Il più critico su quella normativa è il Tar della Lombardia, che chiama in causa più principi costituzionali: la garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo, il diritto al lavoro e alla retribuzione, la tutela della salute, il principio dell’uguaglianza. Mentre il tribunale di Padova ipotizza anche la violazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

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