Recep Tayyip Erdogan sfrutta l’occasione data dall’attentato di Istanbul, per il quale le forze di sicurezza turche hanno incolpato il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) nonostante questo abbia smentito qualsiasi coinvolgimento, per portare a termine il piano che ha in mente da mesi, come da lui stesso dichiarato: una nuova operazione militare nel Rojava siriano.

I suoi missili hanno già fatto 35 vittime, nel momento in cui si scrive, al di là del confine meridionale del Paese anatolico, tra cui 16 militari governativi siriani, 18 miliziani curdi e un giornalista curdo. Ma l’operazione “Spada d’artiglio” iniziata domenica in Siria e Iraq, senza alcun consulto con Stati Uniti e Russia che nel Paese mantengono una presenza fissa, è destinata ad allargarsi. Perché, come detto dal presidente in persona, questa non sarà limitata ai raid aerei, ma potrebbe addirittura coinvolgere truppe di terra.

Questa precisazione preoccupa non poco la popolazione locale e le Unità di Protezione Popolare (Ypg/Ypj), dato che l’ultima volta, nell’ambito dell’operazione denominata “Ramoscello d’ulivo” ad Afrin e Tel Rifaat, ai militari di Ankara vennero affiancati miliziani islamisti pescati dalle formazioni qaediste e dello Stato Islamico che si macchiarono di terribili crimini di guerra, tra cui stupri, uccisioni sommarie e torture nei confronti della popolazione inerme.

Washington e Mosca sanno che la Turchia può portare avanti operazioni militari di questo tipo contro le forze curde in qualsiasi momento, ha aggiunto il presidente turco criticando gli Stati Uniti per avere “purtroppo mandato migliaia di armi, equipaggiamento e munizioni in zone del terrore in Siria”. Il riferimento è al sostegno militare offerto alle milizie a maggioranza curda nell’ambito della campagna contro lo Stato Islamico, nella quale le Syrian Democratic Forces, sostenute dall’aviazione occidentale, hanno svolto un ruolo decisivo nella sconfitta del Califfato. Durante la prima giornata di operazioni militari sono stati distrutti 45 obiettivi nel Kurdistan iracheno, a circa 140 km a sud del confine turco e 44 nel nord della Siria, a 20 km dal confine con la Turchia, ha concluso Erdogan prima di aggiungere che chi disturba il territorio turco pagherà un caro prezzo per queste azioni.

C’è stata anche la risposta delle milizie filo-curde che, secondo l’agenzia di stampa turca Anadolu, hanno lanciato cinque razzi in territorio turco, per la precisione a Karkamis, villaggio nella provincia di Gaziantep, uccidendo tre civili e ferendone altri sei.

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