Succede che per alcuni cittadini italiani uccisi all’estero si avviino indagini, si aprano processi, si facciano pressioni diplomatiche, si solleciti una mobilitazione civile. Succede che per altri, dopo l’iniziale cordoglio, nulla si muova. E nella maggioranza dei casi, quest’ultimi sono religiosi. Da questa considerazione prende avvio Nel cuore dei misteri (Edizioni All Around), libro-inchiesta di Giusy Baioni, che si prefigge di indagare un terribile fatto di sangue avvenuto nel 2014 in Burundi: il barbaro assassinio di tre anziane missionarie saveriane, Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernardetta Boggian, trucidate nella loro abitazione a Kamenge, quartiere della periferia nord di Bujumbura. Le prime due erano state trovate massacrate nel pomeriggio di quella domenica. Nella notte, mentre l’edificio era sorvegliato dalla polizia, inspiegabilmente anche la terza era stata brutalmente uccisa. Nell’immediatezza, l’arresto di un malato psichiatrico aveva messo a tacere il clamore internazionale. Ma in pochi avevano creduto alla sua reale colpevolezza messa in discussione alcuni mesi dopo, quando una delle radio più ascoltate del Paese aveva mandato in onda la testimonianza di due dei killer, rei confessi. Giusy Baioni aveva allora seguito la vicenda per Ilfattoquotidiano.it.

Poco dopo, a causa del peggioramento della situazione politica interna, molti attivisti e giornalisti (compreso il direttore della radio che stava lavorando al caso) avevano dovuto lasciare il Paese e rifugiarsi all’estero e la vicenda del massacro delle tre connazionali era scomparsa dai radar. Giusy Baioni ha però voluto proseguire il lavoro di indagine giornalistica che si è anzi allargato man mano che l’autrice si imbatteva in altre storie, anche eccellenti, mai indagate: elevato il numero di italiani uccisi negli ultimi vent’anni in Burundi senza che ci sia mai stata non solo una presa di posizione, ma nemmeno una presa di coscienza della gravità di questi fatti.

Il corposo libro-inchiesta prova dunque a ricostruire anche altre vicende che vanno dall’ormai lontana uccisione di Ottorino Maule, Aldo Marchiol e Catina Gubert, fino alla più recente vicenda del dottor Franco De Simone, passando per diversi altri casi, come quello di Renato Ricciardi, di don Carlo Masseroni, di fratel Antonio Bargiggia, di suor Gina Simionato, di Francesco Bazzani: solo alcune delle vittime di cui mai l’Italia si è veramente occupata. Forse – ipotizza l’autrice nella premessa – anche perché molti di loro erano religiosi: “Affrontare la morte violenta di cittadini che magari sono suore, preti o volontari si può fare da una prospettiva laica? La mia scommessa è questa, almeno provarci”.

Fra tutte le vicende che fanno da contorno all’inchiesta principale, ce n’è in particolare una clamorosa: l’unico caso noto nella storia dell’omicidio di un nunzio apostolico, ovvero ambasciatore dello Stato del Vaticano. Era il 2003 quando l’irlandese Michael Courtney veniva freddato lungo la route nationale 3: l’agguato fu liquidato come un assalto di ribelli, in modo non dissimile da quanto un anno e mezzo fa si è tentato di fare con l’uccisione dell’ambasciatore Attanasio in Congo. A distanza di quasi vent’anni, diverse testimonianze e documenti raccontano una verità ben diversa che ipotizzerebbe l’esistenza di un piano preordinato per eliminare un uomo incorruttibile e troppo impegnato a costruire la pace nella regione. Questa come diverse altre vicende sono state probabilmente messe a tacere anche per evitare l’imbarazzo di connivenze e complicità ai più alti livelli, sia di alcuni esponenti politici che di alcuni religiosi, esattamente come emergerebbe anche nella vicenda principale dell’uccisione delle tre missionarie saveriane: corruzione e avidità, fondi della cooperazione che fanno gola, ricatti, intrighi, sete di potere spinta fino alle più abiette conseguenze fanno da sfondo a un racconto che potrebbe essere un romanzo noir, ma invece ricostruisce fatti realmente accaduti.

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