Le elezioni per il parlamento e le circoscrizioni di Berlino devono essere completamente rifatte. Lo ha deciso mercoledì la Corte costituzionale della capitale tedesca. Sono stati lesi i principi di universalità, uguaglianza e libertà nell’esercizio del voto. Le elezioni di settembre 2021 sono del tutto invalide, ha spiegato la presidentessa della Corte Ludgera Selting, a fronte di “gravi carenze sistemiche” fin dalla preparazione della consultazione e per “una moltitudine di errori elettorali” nella sua conduzione. Pecche idonee ad inficiare i mandati e riflettersi sulla composizione del parlamento cittadino.

Il 26 settembre 2021 si era nel mezzo della pandemia da Covid e a Berlino si svolgevano le elezioni nazionali, quelle per la giunta cittadina e dei parlamenti delle 12 circoscrizioni, inoltre si votava anche per un referendum sull’espropriazione dei grossi gruppi immobiliari (che non dovrà essere ripetuto). Un cocktail che portò a massicci problemi nella preparazione e raccolta dei voti. Schede errate, mancanti e ristampate in fretta, urne insufficienti, chiusure temporanee dei seggi che hanno interessato 84mila elettori, valige per il trasporto di nuove schede troppo piccole perse nel traffico e consegnate in ritardo, lunghissime code con tempi di attesa fino ad un’ora fuori dai seggi, titolari di diritto di voto solo per i distretti ammessi anche a dare la scheda per il parlamento cittadino, buste dei voti per corrispondenza con più schede dei votanti. Tutto questo con la capitale paralizzata per via della maratona di Berlino, corsa proprio in quel giorno. Il risultato? In 1.773 seggi su 2.257 gli elettori hanno votato ancora dopo il termine di chiusura della consultazione alle 18, quando in televisione erano già dichiarati gli exit poll. In alcuni casi ancora fino alle 21.

Il Bundestag aveva già deciso la settimana scorsa coi voti dei partiti di governo, sulla base delle indicazioni della Commissione di controllo elettorale, che anche le elezioni nazionali debbano essere ripetute a Berlino. Ma solo in 431 seggi. Non è chiaro perché in tutti gli altri, dove ora le elezioni locali sono completamente invalidate, il voto per il Parlamento nazionale non dovrebbe essere stato influenzato. La Cdu ha già annunciato di voler ricorrere alla Corte costituzionale federale. Considerando un lasso di tempo di 6 o 9 mesi per una sentenza, le elezioni nazionali a Berlino non potranno svolgersi di nuovo prima del 2024.

Una ripetizione del voto per la giunta cittadina invece dovrebbe avvenire entro 90 giorni e il termine più probabile appare essere il 12 febbraio 2023. Sempreché, anche in questo caso, non intervengano ricorsi di singoli senatori alla Corte costituzionale federale, facendo slittare i termini. Per evitare il caos che si ebbe nel settembre 2021 dovranno essere designati almeno 38mila scrutatori, 4mila in più rispetto all’anno scorso, e meglio istruiti. Per trovarli dovranno essere garantiti loro indennizzi sensibilmente maggiori. Nei locali di raccolta dei voti dovranno poi anche esserci più urne. Si preventiva perciò fin da adesso che costerà alla città almeno 39 milioni di euro.

Subito dopo le elezioni del 2021, ci furono 35 ricorsi sui conteggi innanzi alla Corte amministrativa suprema della capitale. Vennero trattati i quattro promossi dall’Ufficio di controllo regionale, il dicastero degli interni della capitale e le formazioni politiche AfD e Die Partei. Non volle però prendersi nessuno la responsabilità politica, non la sindaca Franizska Giffey (Spd) che era appena stata eletta, non il suo predecessore Michael Müller (Spd) che era passato al Bundestag, neanche il senatore per gli Interni Andreas Geisel (Spd), che anzi è rimasto al suo posto nella nuova giunta. La constatazione della miseria elettorale portò alle sole dimissioni della responsabile dell’Ufficio regionale di controllo sulle operazioni di voto Petra Michaelis. Pur riconoscendo che le mancanze emerse erano tali da aver potuto influenzare le assegnazioni di alcuni mandati, aveva sostenuto inizialmente che solo in 207 seggi c’erano state delle difficoltà. Le è succeduto il politologo e professore della Hochschule für Wirtschaft und Recht Stephan Bröchler.

“È il punto più basso del prestigio di Berlino, in Germania e nel mondo”, ha dichiarato il segretario generale della Cdu della capitale tedesca Stefan Evers, come ha riportato la Ard, “una severa sconfitta per la sindaca Giffey e la sua giunta”. “La sentenza della Corte costituzionale mostra più che chiaramente che così come è governata Berlino non può durare”, ha gettato nell’agone di una campagna elettorale, che in effetti è già da tempo aperta sottotraccia nella capitale.

Le elezioni nel 2021 avevano visto uno scontro diretto tra Franziska Giffey e l’attuale senatrice per il traffico Bettina Jarasch (Verdi) che rasentava l’aperta rivalità personale. Nella giunta tripartita con i Linke, Spd e Verdi hanno ritrovato armonia, con misure per il risanamento dell’edilizia scolastica e sul trasporto urbano. Tra l’altro questo fine settimana hanno ancora migliorato un pacchetto per ammortizzare la crisi finanziaria con altri 400 milioni (portandolo a 3 miliardi) contro il volere delle opposizioni. I sondaggi BerlinTrend (di Abendschau della rbb24 e Berliner Morgenpost) di settembre indicano che molti elettori rieleggerebbero la coalizione, ma metterebbero al posto di comando i Verdi. Oltre a loro, gli elettori premierebbero anche Cdu e AfD.

Se dopo il voto la Spd non dovesse riavere la maggioranza Franzizka Giffey non perderebbe automaticamente l’incarico, ma dovrebbe ottenere la fiducia del nuovo parlamento. Se uscisse di scena lei, però anche il senatore per l’economia Stephan Schwarz (Indipendente) ha detto al Tagesspiegel che non resterebbe in carica. Per quanto attiene invece le elezioni nazionali la capitale ha 12 distretti elettorali. Si combina una quota di maggioritario (mandato diretto al più votato in ciascun distretto) a una proporzionale (detta secondo voto). Se restasse valida la decisione del Bundestag di ripetere il voto solo in 431 seggi potrebbero esserci dei cambiamenti nei 12 mandati diretti. Inoltre, invalidandosi le quote proporzionali di 431 seggi, anche se la maggioranza di governo non cambierebbe, le sue forze politiche potrebbero perdere complessivamente 7 seggi e la Cdu probabilmente 1. I Linke poi, che avevano raggiunto solo il 4,9% e sono entrati in parlamento unicamente grazie a 3 mandati diretti, potrebbero uscirne.

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