“La crisi della politica ha lasciato il campo a populismo e tecnocrazia che si alternano al governo del Paese e che sono due facce speculari della crisi dei sistemi democratici”. Così Massimo D’Alema, alla presentazione del suo libro ‘A Mosca l’ultima volta. In viaggio con Enrico Berlinguer’.

Per l’ex presidente del consiglio la destra non ha vinto le elezioni perché c’è stata un’ondata popolare. Loro hanno preso gli stessi voti della volta precedente, “quello che è mutato – oltre il mancato accordo all’interno del centrosinistra – la fine della politica, intesa come la fine di suscitare una speranza di cambiamento della società e quindi della propria vita, segna un drammatico restringimento delle basi della democrazia, un processo – spiega D’Alema – che investe le grandi democrazie”.

“Questo restringimento nasce dal fatto che la parte più povera della popolazione non vota più perché non ha nessuna speranza di cambiamento – ed aggiunge – se voi andate a vedere la percentuale degli astenuti in Italia, nella parte economica disagiata del Paese, l’astensione è di 15 punti più alta, rispetto alla media generale. Quindi la democrazia si restringe e diventa sempre più censitaria e sono pochi i leader in grado del mondo di mobilitare anche i poveri. Uno di questi, fortunatamente è Lula che ha vinto proprio grazie al fatto che ha portato al voto i poveri”.

Secondo D’Alema la sinistra deve oltre il tema della ridistribuzione deve affrontare “una visione critica del capitalismo, non alimentata dal miti di una società altra, che non mi pare all’ordine del giorno, ma – conclude l’ex Presidente del Consiglio – ma critica come capacità di vedere le contraddizioni e le disuguaglianze. Negli ultimi anni l’unica centrale culturale che ha fatto una critica del capitalismo è stata la Chiesa“

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