Prima delle 21 di martedì, dopo che il Pentagono aveva già predicato prudenza sull’origine del missile caduto in Polonia, Carlo Calenda aveva già preso una posizione molto esplicita su quanto accaduto al confine con l’Ucraina, accusando in maniera esplicita la Russia. “La follia russa generata dalle pesanti sconfitte continua. Siamo con la Polonia, con l’Ucraina e con la Nato”. Il leader di Azione è sembrato anche abbozzare una strategia di reazione, affatto velata: “La Russia – conclude – deve trovare davanti a se un fronte compatto. I dittatori non si fermano con le carezze e gli appelli alla pace”.

Una fretta di commentare che, senza neanche tenere in conto la prudenza delle istituzioni americane, è diventato un boomerang, sottolineato anche da molti utenti nei commenti. Mentre i leader mondiali aspettava conferme e un quadro chiaro per decidere se e come reagire, Calenda aveva già stabilito tutto superando di gran lunga il tweet di Enrico Letta, postato dieci minuti prima del suo, nel quale il segretario del Pd si diceva “a fianco dei nostri amici polacchi in questo momento drammatico, carico di tensione e di paure. Quel che succede alla Polonia succede a noi”.

Con il passare delle ore, poi, è diventata più chiara la dinamica di quanto accaduto. È stata la stessa Polonia a spiegare che il missile “non era un attacco contro di noi” e il presidente Andrzej Duda ha sottolineato che il razzo era russo ma sparato dall’Ucraina: “Uno sfortunato incidente”, lo ha definito. E anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha sottolineato di non avere “indicazioni che le esplosioni siano frutto di un attacco deliberato e non abbiamo indicazioni che la Russia stia preparando un attacco alla Nato”.

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