«Sicuramente nei prossimi mesi ci sarà un aumento generale della povertà in Italia, e cominceranno a entrarci famiglie del ceto medio. I penultimi, come oggi vengono chiamati». Lo prevede Enrica Morlicchio, sociologa dell’Università Federico II di Napoli, che con Chiara Saraceno e David Benassi ha scritto “La povertà in Italia”, appena pubblicato dal Mulino. Il mensile FQ MillenniuM, diretto da Peter Gomez, l’ha intervistata nel numero in edicola da sabato 12 novembre, dedicato al tema della povertà e al disprezzo che emerge nel dibattito politico-mediatico nei confronti di chi non ce la fa, soprattutto in relazione al Reddito di cittadinanza (i “furbetti” che vogliono restarsene comodi “sul divano”). Al quale il governo guidato da Giorgia Meloni ha annunciato di voler dare una stretta. “Brutti, sporchi e lavativi: cari poveri vi odiamo” è il titolo di copertina.

Guarda caso, dal dibattito sono scomparsi proprio i soggetti a maggior rischio di finire in povertà, anche sull’onda della crisi economica determinata dal post-covid e dalle conseguenze della guerra in Ucraina, che sono i minori, ai quali certo non può essere rimproverato il divano. «Nel 2008 i minorenni in povertà assoluta erano 375 mila, nel 2021 un milione 400 mila. Un milione in più, nella fascia 0-17 anni», spiega la sociologa. «Non possiamo certo dire che è colpa loro, è una povertà ereditata». A rischio significa che si tratta di «minori che vivono in famiglie con basse entrate da lavoro, in cui soffrono di deprivazioni materiali: in affanno con le bollette, in difficoltà con le medicine, nessuna vacanza». Appartengono a reti familiari che «sopravvivono con un patchwork di redditi e di prestazioni sociali, pubbliche e private».

Dai dati, compreso il recente rapporto della Caritas Ambrosiana, emerge una quota sempre crescente di “lavoratori poveri”, persone che un lavoro ce l’hanno, ma precario e sottopagato, non sufficiente a mantenere la famiglia. Un’altra confutazione la retorica del divano. Infatti sentiamo dire che bisogna “mandare a casa il reddito di cittadinanza perché la gente deve soffrire, rischiare” (Matteo Renzi, 31 luglio 2021), che il sussidio equivale a “una vita in vacanza” (Maria Elena Boschi, 17 gennaio 2019). E ancora “basta con il sussidistan” (Carlo Bonomi, presidente dei sussidiatissimi industriali italiani, 30 maggio 2022), no ai “parassiti” (Renato Schifani, 28 maggio 2022), e così via, in un fior da fiore di dichiarazioni e tweet che FQ MillenniuM ha raccolto.

Emerge «un crescente disprezzo» verso i poveri, conferma Enrica Morlicchio, «che oggi ha un carattere nuovo per l’aumento della disuguaglianza». La distanza fra ricchi e poveri si è talmente allungata che i primi non vedono neppure più i secondi, non ne conoscono le reali condizioni di vita. «Come dimostrano gli studi in materia, il disprezzo cresce perché la coesione sociale non è più un obiettivo politicamente perseguito».

Il Reddito di cittadinanza può essere certamente modificato e migliorato, ma in senso opposto all’aria che tira. Le possibili correzioni «sono molto ben indicate dal Comitato scientifico guidato da Chiara Saraceno. Per esempio, se il beneficiario trova un lavoro anche stagionale il guadagno viene conteggiato per intero, e questo è un disincentivo. Bisogna che Reddito di cittadinanza e redditi da lavoro possano cumularsi. Poi ridurrei il requisito dei dieci anni di residenza per gli immigrati. Rafforzerei anche i progetti utili alla collettività, già previsti, ma non tutti i comuni ne hanno dato attuazione».

Ma il parere degli esperti non viene tenuto in considerazione, soprattutto da quelli che si vantano di essere “competenti”, e poi dicono e fanno regolarmente il contrario di quanto suggerito da chi certi fenomeni li studia da una vita. «Dai nomi dei ministeri e dei ministri del governo Meloni non è che si prospetti nulla di buono», afferma la sociologa. «Giorgia Meloni rassicura l’Europa perché ha bisogno del Pnrr, ma è un lupo travestito da agnello». Le cose, però, non vanno molto meglio sul fronte opposto: «Le critiche più ingenerose e intrise di disprezzo verso i poveri sul Reddito di cittadinanza sono arrivate dal Pd o da ex Pd senza che si levassero voci a difesa. Molti poveri si sono sono sentiti abbandonati, e questo spiega in parte il successo del 5 Stelle al Sud».

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Benedetto Croce vota Giorgia Meloni?

next