C’era una volta un parco naturale, da istituire, al cui interno era in progetto la realizzazione di strutture recettive. Quel che accade in Puglia, a Polignano a mare, comune della città metropolitana di Bari, non è una favola. E ha un finale ancora incerto. Il progetto proposto nel 2008 dalla società pugliese Serim srl prevede la “Riqualificazione e valorizzazione dell’area Costa Ripagnola tramite recupero architettonico dei trulli a destinazione turistico-alberghiera, delle aree archeologiche e del sistema ambientale e vegetazionale e realizzazione di attrezzature per il tempo libero e la balneazione”. A luglio 2019 spiegavano gli avvocati Giuseppe Chiaia Noya e Adriano Garofalo, per conto della società proponente, che “tale intervento, in cui non sono previste opere invasive né fantomatiche cementificazioni consentirà il solo recupero di alcuni trulli destinati al cosiddetto turismo rurale, mentre la totalità dell’area manterrà la destinazione agricola, nel rispetto di quanto prevede il pinao regolatore del Comune di Polignano”. Insomma un eco-resort. Uno scempio per Italia Nostra, Legambiente ed alcuni comitati ambientalisti. Tra cui “I gabbiani del parco di Costa Ripagnola” che da dicembre 2020, come documenta la loro pagina facebook, cercano di ostacolarne la realizzazione. E ora hanno presentato ricorso al Tar contro il Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale (Paur) rilasciato dalla Regione ad agosto 2022. Un ricorso contro la Regione Puglia. Ma anche contro il ministero alla Cultura, il ministero alle Infrastrutture e mobilità, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Città Metropolitana di Bari, e l’Autorità di bacino interregionale della Puglia. I motivi di tanta contrarietà? Presto detto. Le caratteristiche dell’area a nord di Polignano nella quale dovrebbe sorgere la nuova struttura, Costa Ripagnola.

Un luogo incantato, indubitabilmente. Nonostante le due corsie della strada statale 16, che lo delimita sul lato a monte. Solo cielo, mare e un po’ di terra, verde. Uno spazio dalla fragile bellezza. Una fascia di circa 500 metri di terreno agricolo, affacciato sull’Adriatico. Qualche pino silvestre, rarissimi olivi e diversi trulli, abbandonati. Qualche lembo di macchia mediterranea a olivastro, lentisco e ginepro. Sulla costa due grotte frequentate nel Neolitico. Per circa 3mila metri in estensione, non c’è niente altro. Per ora. In attesa della “Riqualificazione e valorizzazione dell’area” proposta dalla Serim. E autorizzata dalla Regione Puglia a febbraio 2019. Nello sconcerto e quindi nelle proteste di molti. Al punto da costringere l’Ente territoriale guidato da Michele Emiliano a disporre un riesame degli atti. Mentre, ad agosto dello stesso anno, la Procura di Bari, a seguito dell’esposto di Caterina Bianco, Presidente dell’associazione Pastori della Costa, e dall’ex consigliere regionale Mimmo Lomelo, secondo i quali l’iniziativa della Serim non potrebbe essere autorizzata attraverso lo strumento del Paur, ma dovrebbe passare da variante urbanistica, dispone il sequestro probatorio dell’area ed apre un fascicolo a carico di ignoti. L’ipotesi è che si siano perpetrati tra gli altri, i reati di abuso di ufficio, lottizzazione abusiva e violazioni delle normative in materia paesaggistica. Si vuole accertare se l’iter autorizzativo svolto dagli organi competenti, Regione Puglia in primis, sia stato conforme alla legge. Segue l’acquisizione, nella sede dell’Assessorato all’Ambiente della Regione, di copia del fascicolo del procedimento, oltre che della Relazione con cui il Direttore del Dipartimento, Barbara Valenzano, ha ipotizzato una serie di possibili anomalie.

A Gennaio 2022 la Procura di Bari dispone la restituzione dell’area. Rispondendo alla istanza depositata dal legale della società, l’avvocato Giuseppe Modesti, il procuratore Roberto Rossi, l’aggiunto Alessio Coccioli e il pm Baldo Pisani, ritengono “cessate le finalità probatorie”. Dal momento che “non ricorrono allo stato i presupposti per inoltrare richiesta di sequestro preventivo”. Ma intanto “si lavora”. Da marzo a novembre 2021 è un susseguirsi di conferenze dei servizi. Nelle quali tutti gli enti coinvolti esprimono parere favorevole. A febbraio l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale. Ad aprile l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli-sede di Monopoli. Ad ottobre il Comune di Polignano, confermando il Permesso a costruire. A dicembre la Sezione Tutela e Valorizzazione del Paesaggio della Regione e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della città metropolitana di Bari. Tutti confermando le precedenti autorizzazioni.

Così si arriva alla Conferenza dei servizi, conclusiva, di dicembre. Nella quale “si decide che resta valido ed efficace il PAUR già rilasciato”. Solo pochi giorni dopo la Corte Costituzionale, “sollecitata” dal Ministero per i beni e le attività culturali e il turismo, deposita la sentenza che dichiara incostituzionale parte della legge regionale del settembre 2020 con la quale si istitutiva il Parco naturale regionale “Costa Ripagnola”. La motivazione? Perché introduceva “un regime peggiorativo del bene paesaggistico”. Insomma permetterebbe interventi edilizi, invece esclusi dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale adottato dalla Regione Puglia nel 2015 d’intesa con lo Stato. Irrisolta la questione del Parco, del quale si parla dal 1997 quando l’allora consigliere regionale dei Verdi, Mimmo Lomelo, propose un emendamento per destinare il tratto costiero ad area protetta, ad agosto 2022, la Regione ratifica quanto deciso nella Conferenza dei servizi di dicembre. Ingiustamente a detta degli ambientalisti, che infatti decidono di ricorrere al Tar. Dopo aver sperato che la nuova amministrazione comunale guidata dal sindaco Vito Carrieri desse seguito all’atto di indirizzo politico, approvato all’unanimità, ad ottobre, dal Consiglio comunale, con il quale si esprimeva la volontà di rendere inutilizzabile dal punto di vista turistico-alberghiero la fascia costiera delimitata dalla statale 16.

A febbraio 2020, dopo l’istituzione del Parco, Michele Emiliano, Presidente della Regione ha pubblicato sul suo profilo facebook una serie di scatti di Costa Ripagnola. “Sono felice di aver mantenuto la promessa che vi avevo fatto di proteggere quest’area con l’istituzione del Parco naturale regionale”. Così scriveva Michele Emiliano, Presidente della Regione, sul suo profilo facebook, a commento di alcuni scatti di Costa Ripagnola. Era il febbraio 2020. Dopo oltre due anni e mezzo quel pezzo di paradiso terrestre è tutt’altro che protetto.

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