In Usa cambia lo scenario delle varianti: BA.5 ovvero Omicron 5, che per mesi era stata la responsabile principale dei casi di Covid-19, sta per essere superata da BQ.1 insieme al suo sotto-lignaggio BQ.1.1 (Cerberus). Nell’ultima settimana, secondo i Centers for Disease Control and Prevention le sottovarianti BQ.1 e BQ.1.1 sono state responsabili del 35,3% dei contagi, a un passo da BA.5 che è al 39,2%. L’ascesa è stata molto rapida: nell’ultima settimana di settembre erano responsabili rispettivamente dell’1,7% e dello 0,9% dei casi. A metà ottobre erano al 5,4% e al 3,5%. La scorsa settimana entrambe avevano superato l’11% per arrivare questa settimana, rispettivamente al 16,5% e al 18,8%, con la sotto-variante BQ.1.1 che ha superato anche la sottovariante madre. Nello stesso periodo il peso della sotto-variante BA.5 si è dimezzato passando da quasi l’80% dei casi a meno del 40%.

“In molti contesti, tra cui l’Europa e gli Stati Uniti, BQ.1 sta mostrando un significativo vantaggio di crescita rispetto ad altri sotto-lignaggi di Omicron circolanti e pertanto merita un attento monitoraggio”, ha affermato in una nota il gruppo tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità dedicato alle varianti che si è riunito nei giorni scorsi. “Al momento non ci sono dati epidemiologici che suggeriscano un aumento della gravità della malattia. Sulla base delle conoscenze attualmente disponibili, la protezione dai vaccini contro le infezioni può essere ridotta, ma non è previsto alcun impatto importante sulla protezione contro la malattia grave”.

“Io non sono un biologo e posso dire solo che ciò che vediamo in questo momento è che abbiamo un mix di varianti” in attesa di capire “quali saranno dominanti, se lo saranno. L’indicazione è che è possibile che sfuggano agli anticorpi monoclonali che utilizziamo in terapia, ma i dati suggeriscono che i vaccini continuano a darci protezione nei confronti della malattia grave e dell’ospedalizzazione. Questo è ciò che ci interessa” spiega all’Adnkronos Salute è Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Irccs Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano) e professore emerito di Humanitas University. “La lezione che dovremmo aver imparato dal passato è che i vaccini hanno continuato a proteggerci contro forme gravi” di Covid “e ricoveri anche con la comparsa di varianti che sono cambiate nel tempo ed è ragionevole pensare che continueranno a fare lo stesso nei confronti delle nuove varianti”. “Auspico – conclude – che si vada verso una vaccinazione annuale come quella che facciamo per l’influenza, salvo che arrivi qualcosa di totalmente fuori dal nostro ‘periscopiò. E non dimentichiamola l’influenza. Io, per esempio, ho fatto sul braccio destro il booster anti-Covid e sul sinistro l’antinfluenzale. Per proteggere me stesso e le persone fragili con cui vengo in contatto”.

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