L’Economist l’ha chiamata Britaly, ma c’è qualcosa di surreale e tipicamente britannico nel modo in cui il Regno Unito ha visto tre governi in due mesi, passando da un’emblematica stretta di mano tra la Regina Elisabetta II – sovrana più longeva della storia britannica – e Liz Truss, leader dal premierato più corto che Downing Street ricordi. La regina sarebbe deceduta dopo due giorni, la carriera della Truss è finita dopo 45. Il resto è un nuovo capitolo di storia, se non psicodramma politico, che lo stesso Rishi Sunak – il 57esimo primo ministro che oggi riceve da Re Carlo III l’incarico di formare il nuovo governo conservatore e salvare il partito dalla deriva elettorale, ha intitolato “uniti o morti”.

Quanto durerà stavolta? – “L’elezione del nuovo leader dei conservatori è stata accolta calorosamente dai colleghi, che sanno che dobbiamo far sì che le cose funzionino” ha commentato a caldo Sir Graham Brady, leader del Comitato 1922 che gestisce le procedure disciplinari all’interno del partito conservatore dopo aver dato, raggiante, l’esito di una gara alla leadership condotta in modo fulmineo per prevenire un nuovo crollo della sterlina e dei titoli di stato. La pressione di un’economia ad un passo dalla recessione e la sfiducia violenta dei mercati verso le Trussonomics hanno spinto i conservatori alla scelta forzata del candidato con più esperienza finanziaria, il più serio, elegante, realista, pragmatico, e favorito dalla City. Non guasta che sia anche il più giovane primo ministro britannico degli ultimi due secoli, e forse il più ricco di sempre. Ma per rimanere a Downing Street fino allo scadere della legislatura nel 2024, a Sunak non basterà aver vinto la fiducia dei 2/3 dei conservatori che siedono a Westminster, la sua priorità di “riportare unità nel partito” vuol dire anche domare le fronde alla base Tory, i nostalgici della comunicazione di Boris Johnson che ancora non gli perdonano di averlo pugnalato alle spalle. La vendetta dei nemici di Sunak potrebbe consumarsi fredda, andando a rimescolare a poco a poco il passato fiscale non troppo limpido dell’ex ministro delle Finanze e della moglie miliardaria. Per lui, di contro, il primo passo strategico è selezionare la giusta squadra di governo, includendo non solo i suoi alleati (come aveva fatto la Truss) ma allungando la mano anche ai possibili oppositori, a partire dagli “ideologi del Brexitismo”, come sostiene Timothy Garton Ash sulle pagine del Guardian, sottolineando come dal “take back control” il Regno sia finito “in una spettacolare perdita di controllo”.

I pericoli per Sunak – Un terreno minato è proprio il Protocollo Brexit sull’Irlanda del Nord da cui non solo dipende la formazione dell’esecutivo devoluto di Stormont, ma anche la definizione dei rapporti commerciali con gli Stati Uniti, per non parlare delle relazioni con l’Unione Europea. Notoriamente calibrato, il brexiteer Sunak avrebbe più volte lanciato al suo governo il monito a fare attenzione a non commettere azioni che possano innescare una guerra commerciale, e forse proprio per questo il gruppo – molto influente – degli euroscettici radicali dello European Research Group (EGR) ieri non ha espresso la sua nomina e potrebbe boicottare le prossime manovre. Le prime frane potrebbero arrivare il giorno di Halloween se sarà confermata la finanziaria in cui l’ex cancelliere imprimerà il suo approccio prudente al debito pubblico. “Il nuovo Primo Ministro non deve perdere alcun tempo nel cercare di arginare l’impatto che la tempesta nei mercati sta avendo su famiglie ed imprese – ha detto il Presidente degli industriali (CBI) Tony Danker – deve ripristinare la credibilità fiscale attraverso un piano credibile per il medio periodo e una piattaforma per generare crescita economica”. Sul debito pubblico grava la necessità di ‘decisioni difficili’ a livello economico e politico. Riusciranno i conservatori radicali ad ingoiare la pillola di possibili aumenti delle tasse o tagli alla spesa pubblica come soluzione ad un rigido inverno di rincari energetici, inflazione, carovita e mutui rialzati? O faranno ostruzionismo rendendo più concreta l’ipotesi di elezioni anticipate? Non solo le opposizioni a Westminster, Cardiff ed Edimburgo rivendicano l’opzione democratica di un voto popolare e non interno al partito, ma gli stessi alleati di Johnson, da Zac Goldsmith a Nadine Dorries, hanno inferto i primi colpi al loro nuovo PM sostenendo che non si possa fare a meno di andare alle elezioni ora che il mandato del 2019 è stato stravolto. Del resto, secondo i sondaggi, a pensare che sia giusto che Sunak indica le elezioni è ora il 56% degli inglesi.

Un ponte con l’India in carne e ossa – Tra i primi a congratularsi con il nuovo leader, il Primo ministro indiano Narendra Modi ha twittato i suoi ‘auguri per la festa della luce del Diwali al ‘ponte umano’ degli indiani in Gran Bretagna, con cui trasformeremo i nostri legami storici in una partnership moderna”. La nazione celebra l’esemplare storia del primo premier Hindu, dalla pelle scura, discendente da genitori indiani che si sono fatti da soli. Ma molti sostengono che il suo stile di vita esclusivo e raffinato, e l’aver raggiunto la vetta dopo studi nelle scuole private e più esclusive del mondo, possano alienare più che attrarre l’elettorato britannico, incluse le minoranze etniche.

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