“I recenti annunci sulle politiche economiche intraprese dalle autorità britanniche sono il segnale di un impegno alla disciplina fiscale e di un migliore allineamento tra le politiche fiscali e quelle monetarie nella lotta all’inflazione”: il Fondo Monetario Internazionale plaude cosí all’eclatante retromarcia finanziaria di Jeremy Hunt, il neo Cancelliere dello Scacchiere, che ha rinnegato la manovra del suo primo ministro per ripristinare la fiducia degli investitori nell’economia britannica. Se da un lato l’approvazione del Fondo risolleva il Tesoro dalla pressione delle pesanti critiche alla mini finanziaria presentata il 23 settembre scorso dall’ormai defenestrato cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng, dall’altro la nota infligge un’ulteriore umiliazione alla vacillante premier Liz Truss che si era aperta la strada a Downing street proprio con un piano, di stampo thatcheriano, rivelatosi anacronistico rispetto alla crisi carovita ed energetica che oggi affligge il Regno Unito.

Il piano fiscale di Hunt, più sostenibile e realistico, sta riuscendo a calmare i mercati ma ha scatenato una furiosa bufera politica a Westminster. Ha in parte sanato la frattura che si era creata con la Bank of England costretta ad agire sui mercati per sostenere i titoli di stato britannici invertendo la linea di politica monetaria restrittiva che stava cercando di implementare.

Umiliata dalla demolizione di quasi tutte le sue politiche fiscali, dai tagli delle tasse a ricchi ed imprese, alle misure per aiutare le famiglie con le bollette energetiche (tagliate da due anni a 7 mesi), la Truss è ora passata all’azione per ricostruire la sua dignità politica, chiedendo scusa per gli errori commessi ma confermando la sua intenzione di guidare la nazione fino alle elezioni del 2024. La premier ieri ha riunito il consiglio di gabinetto per discutere delle “difficili decisioni” economiche che devono essere prese per riequilibrare le finanze del Tesoro, e dalle quali dipende la sua poltrona. Oggi si presentera’ alla sessione della Camera dei Comuni per affrontare l’opposizione.

Un sondaggio di YouGov rivela che il 55% dei conservatori vorrebbe le dimissioni della premier, ora ripudiata addirittura dal 39% dei sostenitori che l’avevano votata nella corsa alla leadership. Ma le prossime mosse dei conservatori sono una questione delicata quanto vitale per il futuro del partito. Mentre il caos della Trussonomics ha regalato 36 punti di vantaggio ai Laburisti, i tory sono combattuti tra la decisione di dare alla Truss un’altra opportunità, in nome della stabilità politica a 18 mesi dalle elezioni, oppure deporla il prima possibile contando sul fatto che da qui al 2024 il suo successore farà dimenticare agli elettori gli errori commessi dal partito.

Halloween del terrore per la Truss – Il banco di prova sarà la nuova finanziaria che il suo ministro delle finanze Hunt presenterà il 31 ottobre. Al vaglio misure per ripianare un buco fiscale di 40 miliardi di sterline (46 miliardi di euro) che lo stesso cancelliere ha avvertito potranno far venire le “lacrime agli occhi”. Al momento sembra salvo l’aumento al 3% della spesa per la difesa entro il 2030, ma tra le decisioni più controverse che dovranno prendere la Truss ed il suo cancelliere sono un possibile retromarcia sull’aumento delle pensioni in linea con l’inflazione, che potrebbe adirare l’elettorato conservatore, ed il taglio della spesa pubblica a rischio di ampliare la forbice del 77% dei britannici che già disapprovano il governo Truss (il dato più alto in 11 anni di governo tory). In settembre, ha comunicato oggi l’istituto di statistica inglese, i prezzi al consumo sono cresciuti su base annua del 10,1%, contro il 9,9% di agosto e il 10% stimato dagli analisti.

Il pugnale è nelle mani del membri conservatori del Comitato 1922 che, in attesa di vedere come la Truss riuscirà a ricostruirsi credibilità, stanno già valutando i nomi del suo possibile sostituto: in testa con il 32% di preferenze sarebbe addirittura l’ex primo ministro Boris Johnson seguito dal 23% di consensi per Rishi Sunak, avversario della Truss nella corsa alla leadership di quest’estate, che aveva già messo in guardia il paese dal disastro delle sue promesse fiscali.

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