È una transizione che si perpetua il denominatore comune tra l’Italia e la Spagna. Il passato si aggrappa con i suoi artigli ad un corpo sociale fragile lasciando galleggiare le due democrazie in acque stagnanti.

In Italia le dichiarazioni di Giorgia Meloni sulla viltà della deportazione degli ebrei romani ad opera del nazifascismo vengono celebrate come l’incipit di un possibile processo di pacificazione. In Spagna le ferite sono più profonde: la “Transición española” fu avviata nel 1975 – anno della morte di Francisco Franco – e si chiuse nel ’77 con le prime elezioni libere o, secondo altri, l’anno successivo con l’entrata in vigore della Carta fondamentale.

Di fatto, però, quella transizione non è mai finita.

Solo pochi giorni fa il Parlamento ha approvato la Ley de Memoria Democrática, un provvedimento di ben 66 articoli che, nelle intenzioni del governo del socialista Pedro Sánchez, dovrebbe segnare lo spartiacque definitivo tra il passato regime e il sistema democratico. È difficile intendere se la legge provi a fissare “paletti morali” – strumenti sempre utili in campagna elettorale – o se serva a dipanare vecchie diatribe giuridiche. L’esecutivo è in ogni caso deciso a garantirne la concreta attuazione tanto che, per vedere realizzati gli obiettivi, porta “in dote” 14 milioni di euro.

Le nuove disposizioni toccano diversi punti, uno dei più significativi riguarda lo status della ‘Valle de los Caídos’, il maestoso complesso voluto negli anni ’40 da Francisco Franco per conferire un’aura monumentale alla sua vittoria nella Guerra civil. Cambierà il nome in ‘Valle de Cuelgamuros’, e sarà diverso anche l’ente chiamato alla gestione della struttura. Una norma dichiara l’estinzione della Fundación de la Santa Cruz del Valle de los Caídos per incompatibilità con i valori costituzionali, sostituita da un nuovo organismo da individuarsi con apposito decreto. La comunità benedettina lascerà il complesso e, con l’ordine religioso, troveranno altra sistemazione anche le spoglie delle personalità legate al regime, tra gli altri il generale Primo de Rivera, fondatore della Falange. I resti del Caudillo, applicando una precedente Legge sulla Memoria storica, erano già stati trasferiti, nel 2019, dalla Valle de los Caídos al cimitero madrileno di Mingorrubio, non prima però di un’aspra battaglia giudiziaria con la famiglia del dittatore che invece ne proponeva la sepoltura nella maestosa cattedrale di Almudena della capitale.

La nuova legge dà impulso ad altre due annose questioni: la ricerca di desaparecidos con il potenziamento, con specifici software, della banca dati genetica delle vittime del regime e il reato di apologia del franchismo. Nel mirino entra direttamente la Fondazione nazionale Francisco Franco, la cui estinzione, tuttavia, non sarà automatica: una delle disposizioni attuative precisa che solo quando si riscontreranno fatti diretti all’esaltazione del fascismo interverrà dapprima la magistratura con provvedimenti sospensivi, poi un organo statale (il Protectorado de fundaciones, dipendente dal Ministero dell’Educazione) per la procedura di liquidazione. In ballo entrano anche gli archivi privati con documenti storici sulla dittatura: essi verranno “nazionalizzati” e, una volta svolte le pratiche burocratiche, saranno consegnati al ‘Centro Documental de la Memoria Histórica’.

Non mancano misure che paiono di mero valore simbolico, come l’eliminazione dei 33 titoli nobiliari concessi da Franco dal 1948 fino alla sua morte (allo stesso Primo de Rivera fu conferito il titolo di duca, al pari di Carrero Blanco, il delfino di Franco ucciso in un attentato per mano dell’Eta), o l’annullamento delle sentenze rese dai tribunali fascisti. Due organi saranno creati ad hoc, una commissione tecnica sulla violazione dei diritti umani e un ufficio inquirente per la Memoria democratica specializzato sui diritti umani.

La legge infine affronta il tema dell’educazione, il vero nodo attorno alla quale si sono sviluppate le polemiche più aspre. Recenti studi hanno rilevato come in Spagna le giovani generazioni sappiano pochissimo di storia contemporanea, con lacune emerse principalmente sulla Guerra civil, la dittatura e la seconda guerra mondiale. La norma mira a rafforzare la materia nel sistema educativo delle scuole secondarie.

Operazione di puro indottrinamento, secondo gli esponenti dell’ultradestra di Vox. A dire il vero neanche la destra moderata del Partido Popular risparmia critiche, condite da una promessa precisa: una volta al governo – ha sostenuto solenne il leader Alberto Núñez Feijóo – l’intera legge sarà abrogata. I socialisti non si scompongono rinfacciando ai conservatori l’astensione di Alianza Popular (prima cellula del Partido Popular) durante le votazioni della Legge sull’amnistia nella prima fase post franchista.

La Spagna fa i conti col proprio passato, provando l’abiura a colpi di decreti. Una abiura che agli italiani non hanno mai chiesto.

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