“Non sono mancati seri problemi, divisioni, e certo anche un impoverimento nella presenza di un movimento ecclesiale così importante come Comunione e liberazione, da cui la Chiesa, e io stesso, spera di più, molto di più”. Lo ha affermato Papa Francesco ricevendo in udienza in piazza San Pietro i membri del movimento fondato nel 1954 da don Luigi Giussani. Udienza concessa da Bergoglio nel centenario della nascita del sacerdote e a 17 anni dalla sua morte. Ma soprattutto a un anno dalla defenestrazione di don Julián Carrón, decisa dal Vaticano, a cui è subentrato come presidente di Cl il suo vice, Davide Prosperi. “So, cari amici, fratelli e sorelle, – ha spiegato il Papa – che non sono per niente facili i periodi di transizione, quando il padre fondatore non è più fisicamente presente. Lo hanno sperimentato tante fondazioni cattoliche nel corso della storia. Bisogna ringraziare padre Julián Carrón per il suo servizio nella guida del movimento durante questo periodo e per aver mantenuto fermo il timone della comunione con il pontificato”.

Bergoglio, però, ha evidenziato che “i tempi di crisi sono tempi di ricapitolazione della vostra straordinaria storia di carità, di cultura e di missione; sono tempi di discernimento critico di ciò che ha limitato la potenzialità feconda del carisma di don Giussani; sono tempi di rinnovamento e rilancio missionario alla luce dell’attuale momento ecclesiale, come pure delle necessità, delle sofferenze e delle speranze dell’umanità contemporanea. La crisi fa crescere. Non va ridotta al conflitto, che annulla. Sicuramente don Giussani sta pregando per l’unità in tutte le articolazioni del vostro movimento. Voi sapete bene che unità non vuol dire uniformità. Non abbiate paura delle diverse sensibilità e del confronto nel cammino del movimento. Non può essere diversamente in un movimento nel quale tutti gli aderenti sono chiamati a vivere personalmente e condividere corresponsabilmente il carisma ricevuto. Questo sì è importante: che l’unità sia più forte delle forze dispersive o del trascinarsi di vecchie contrapposizioni. Un’unità con chi e con quanti guidano il movimento, unità con i pastori, unità nel seguire con attenzione le indicazioni del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, e unità con il Papa, che è il servitore della comunione nella verità e nella carità. Non sprecate il vostro tempo prezioso in chiacchiere, diffidenze e contrapposizioni”.

Da qui, l’invito di Francesco ai membri di Cl: “Amate sempre la Chiesa. Amate e preservate l’unità della vostra ‘compagnia’. Non lasciate che la vostra Fraternità sia ferita da divisioni e contrapposizioni, che fanno il gioco del maligno. Anche i momenti difficili possono essere momenti di grazia, e di rinascita. Comunione e liberazione nacque proprio in un tempo di crisi quale fu il ’68. E in seguito don Giussani non si è spaventato dei momenti di passaggio e di crescita della Fraternità, ma li ha affrontati con coraggio evangelico, affidamento a Cristo e in comunione con la madre Chiesa”.

Nel suo discorso, il Papa ha ripreso quantoaveva affermato nella precedente udienza ai membri di Cl, nel 2015, in occasione dei 60 anni del movimento. “Come possiamo – si è domandato Francesco – rispondere alle esigenze di cambiamento del tempo presente custodendo il carisma? Anzitutto, è importante ricordare che non è il carisma a dover cambiare: esso va sempre nuovamente accolto e fatto fruttificare nell’oggi. Sono i modi di viverlo che possono costituire un ostacolo o addirittura un tradimento al fine per il quale il carisma è stato suscitato dallo Spirito Santo. Riconoscere e correggere le modalità fuorvianti, laddove necessario, non è possibile se non con atteggiamento umile e sotto la guida sapiente della Chiesa”.

E ha aggiunto: “La potenzialità del vostro carisma è ancora in gran parte da scoprire; vi invito perciò a rifuggire da ogni ripiegamento su voi stessi, dalla paura e dalla stanchezza spirituale. Vi incoraggio a trovare i modi e i linguaggi adatti perché il carisma che don Giussani vi ha consegnato raggiunga nuove persone e nuovi ambienti, perché sappia parlare al mondo di oggi, che è cambiato rispetto agli inizi del vostro movimento”.

Francesco, inoltre, ha ricordato che “don Giussani ha insegnato ad avere rispetto e amore filiale per la Chiesa e, con grande equilibrio, ha saputo sempre tenere insieme il carisma e l’autorità, che sono complementari, entrambi necessari”. E ha proseguito: “Giussani, proprio usando la metafora della strada diceva: ‘L’autorità assicura la strada giusta, il carisma rende bella la strada’. Senza l’autorità si rischia di andare fuori strada, di andare in una direzione sbagliata. Ma senza il carisma il cammino rischia di diventare noioso, non più attraente per la gente di quel particolare momento storico. Anche tra voi, alcuni sono incaricati di un compito di autorità e di governo, per servire tutti gli altri e indicare la strada giusta. Questo consiste, in concreto, nel guidare e rappresentare il movimento, nel favorirne lo sviluppo, nel portare avanti progetti apostolici specifici, nell’assicurare la fedeltà al carisma, nel tutelare i membri del movimento, nel promuovere il loro cammino cristiano e la loro formazione umana e spirituale. Ma accanto al servizio dell’autorità è fondamentale che, in tutti i membri della Fraternità, rimanga vivo il carisma, affinché la vita cristiana conservi sempre il fascino del primo incontro. Questo è ciò che ‘rende bella la strada’. Così i movimenti ecclesiali contribuiscono, con i loro carismi, a mostrare il carattere attraente e di novità del cristianesimo; e all’autorità della Chiesa spetta indicare con saggezza e prudenza su quale via i movimenti devono camminare, per rimanere fedeli a se stessi e alla missione che Dio ha affidato loro. Con parole di don Giussani possiamo affermare che ‘è un’esigenza irrinunciabile dell’incarnazione questo continuo scambio tra istituzione e carisma. In nessun modo questo rapporto tra grazia e libertà può essere pensato in alternativa dialettica, quasi che l’istituzione non sia carisma e che il carisma non abbia bisogno dell’istituzione. Essi sono alla fine l’unica realtà della Chiesa. Si potrebbe forse pensare l’organismo umano senza lo scheletro che lo sostiene? Così non è pensabile che la Chiesa viva senza istituzione’”.

Nel suo saluto iniziale al Papa, Prosperi è tornato sullo scontro che Cl ha avuto con la Santa Sede: “Lei, Padre Santo, non si è limitato ad una raccomandazione, ma ci ha aiutati in questi ultimi anni, soprattutto attraverso il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, che ringraziamo per l’accompagnamento paziente e paterno, ad immaginare e intraprendere un nuovo slancio missionario, una nuova pagina di vita della nostra storia. In qualità di presidente della Fraternità desidero assicurarle, Padre Santo, che assieme agli altri responsabili e a tutto il movimento stiamo seguendo con molta attenzione le indicazioni della Santa Sede, affinché il carisma che lo Spirito Santo ha donato a don Giussani per il bene di tutta la Chiesa produca sempre nuovi frutti. E oggi, pieni di gratitudine e di gioia per il suo invito, siamo qui a chiederle come possiamo ancora di più contribuire al rinnovamento che la Chiesa sta operando sotto la sua guida paterna”.

@FrancescoGrana

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