Il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, alla vigilia dell’inizio dell’anno scolastico, aveva annunciato che tutti i docenti sarebbero stati in cattedra con il suono della prima campanella ma ad ottobre, nelle scuole ancora non si vedono gli insegnanti di sostegno. Dati ufficiali non ci sono ma nemmeno ufficiosi. Nessuna organizzazione sindacale è in grado di fornirli perché gli uffici scolastici regionali e territoriali ancora non li hanno. Nominati i docenti specializzati da settimane si stanno inviando nelle scuole i maestri e i professori di sostegno “in deroga” ovvero quelli che non hanno la specializzazione ma viene loro comunque proposto un posto di lavoro con un ragazzo disabile.

Di questi non ci sono numeri chiari a causa del caos creato dal famoso algoritmo per le nomine dalle graduatorie provinciali per le supplenze. L’unica certezza è che – ci spiega Ernesto Ciriaci del Misos, movimento insegnanti specializzati di sostegno – “siamo ormai vicini a ottantamila docenti in deroga”, un numero non inferiore a quello dell’anno scorso (81mila). Nei fatti in ogni scuola d’Italia – dato che ci fornisce la Flc Cgil – mancano docenti di sostegno e un alunno “certificato” da settembre ad oggi ha già visto almeno due insegnanti, alla faccia della continuità didattica.

Un dramma per questi ragazzi che hanno bisogno di figure stabili che possano essere per loro un punto di riferimento. A lanciare per primo la denuncia in queste ore è stato il segretario regionale della Uil Scuola Liguria Davide D’Ambrosio: nella sua Regione i ragazzi con il diritto al sostegno quest’anno sono aumentati di 486 unità ma mancano i docenti per loro. “Rispetto al numero autorizzato dal ministero per le assunzioni di questi docenti – ci racconta il segretario – è già stata fatta una deroga ma ne serve un’altra”. La palla in queste ore è stata passata ai presidi che potranno iniziare a fare nomine dirette; dalle graduatorie d’istituto o dalle cosiddette “mad”, liste di persone (come studenti universitari, ad esempio) che si mettono a disposizione delle scuole. E’ così in tutt’Italia. Il problema più grave si verifica nelle grandi città ma nemmeno le piccole realtà sono esenti.

Il “male della supplentite sul sostegno” purtroppo è ancora ben lontano dall’essere sconfitto: “Occorre snellire le troppo lente procedure burocratiche relative al concorso sul sostegno e incrementare i posti in formazione per i prossimi Tfa sostegno, basti pensare che dall’ultimo concorso sono rimasti scoperte non andato a ruolo, per mancanza di candidati, 5.389 posti sul sostegno”, spiega Ciriaci. Una situazione resa ancora più complicata dall’algoritmo: “A Milano, ad esempio, sappiamo – dice Rita Frigerio, della segreteria nazionale della Cisl Scuola – che dalle graduatorie di infanzia e primaria, non c’è più nulla da prendere. Sono terminate”. Una fotografia confermata da Manuela Calza della Flc Cgil nazionale: “Dal Nord al Sud il problema non cambia anche se la mancanza di docenti, anche di posto comune per alcune discipline, è soprattutto nel Settentrione”. Ma c’è un altro problema. Nel frattempo chi ha fatto scuola ai ragazzi disabili? Spesso sono stati docenti di posto comune che hanno fatto ore in più da recuperare oppure altre volte i cosiddetti “assunti fino ad avente diritto” ovvero supplenti nominati per due, tre settimane fino all’arrivo dell’insegnante di sostegno (in deroga) ufficiale.

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