di Diego Possamai

Il 27 settembre il segretario della Confédération Générale du Travail (CGT, secondo sindacato per numero di iscritti in Francia) Philippe Martinez ha lanciato uno sciopero generale dei lavoratori salariati delle raffinerie appartenenti al gruppo TotalEnergies. Il motivo? La legittima richiesta di un innalzamento dei salari del 10% per adeguarli all’inflazione e al carovita che sta colpendo non solo il paese ma l’intero continente, a fronte di un extraprofitto ottenuto dall’azienda energetica che ha visto raddoppiare il suo utile netto nel secondo quadrimestre del 2022, grazie all’aumento dei prezzi di gas liquido e petrolio a seguito della guerra.

Mercoledì, 6 raffinerie su 7 risultavano in stand-by e il governo ha minacciato a più riprese di voler precettare gli scioperanti, i quali hanno ribadito la piena volontà di incrociare le braccia fino a quando non si sarebbe giunti ad un compromesso. Nella stessa giornata di ieri, quasi un terzo dei distributori francesi era a secco, ma la vera paura era che lo sciopero potesse estendersi ad altre realtà produttive del settore energetico.

Il governo è intervenuto attuando la procedura di requisizione del personale indispensabile al funzionamento dei depositi, inasprendo ulteriormente il conflitto che ha rapidamente raggiunto i banchi dell’Assemblea Nazionale, in cui la deputata de La France Insoumise (Melenchon) Mathilde Panot ha incalzato la premier Elizabeth Boone chiedendole di “smettere con la propaganda antisciopero” e di cominciare a parlare di “tassazione dei superprofitti” ottenuti dalle aziende energetiche detentrici delle raffinerie.

Ad oggi lo sciopero continua, ma la Total ha annunciato che offrirà una maggiorazione degli stipendi del 6% ed un extrabonus entro l’anno 2023, e si è detta disposta ad aprire un tavolo con le parti al più presto possibile per evitare di bloccare ulteriormente il paese. In alcuni siti pare la situazione sia rientrata, con alcuni vertici della mobilitazione che si sono definiti parzialmente soddisfatti dei risultati ottenuti ma soprattutto della partecipazione alla protesta da parte dei dipendenti.

Per il 18 ottobre il CGT e altri sindacati hanno dichiarato di voler scendere in piazza per allargare il movimento degli scioperi, estendendo l’invito alla lotta a tutto il settore pubblico e privato, appello che è stato accolto anche dalle organizzazioni studentesche e che ha ricevuto l’appoggio in parlamento del gruppo del LFI.

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