Si avvicina ormai all’epilogo l’avventura di Alfredo Altavilla alla presidenza di Ita Airways. Il consiglio di amministrazione della mini compagnia sorta dalle ceneri di Alitalia, per ora controllata ancora al 100% dal Tesoro, ha tolto ad Altavilla tutte le deleghe operative per assegnarle all’amministratore delegato Fabio Lazzerini. Un finale brusco ma in parte scritto nelle cose. Altavilla è sempre stato considerato favorevole alla vendita a Lufthansa e vicino alla compagnia tedesca, viceversa Lazzerini non ha mai nascosto la sua propensione per la cordata concorrente con un ruolo di Delta e Air France. Quest’ ultima, insieme al fondo statunitense Certares, ha poi, un po’ a sorpresa, prevalso ed è ora in trattative esclusive con il governo. La mossa può però essere letta come un segnale della volontà di procedere spediti per la conclusione dell’accordo. Durante la campagna elettorale la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni aveva espresso la sua contrarietà alla vendita, dopo le elezioni sul dossier è però calato il silenzio. Del resto tentare un ennesimo rilancio pubblico della compagnia richiederebbe tempo, risorse e molti soldi dei contribuenti.

Anche perché non è che il manager proveniente dalla Fca di Sergio Marchionne riconsegni all’azionista pubblico un gioiellino. Per quanto se ne sa (oggi verrà diffusa la semestrale) le perdite della compagnia si attestano a circa due milioni di euro al giorno, in linea con la precedente gestione. Nel dopo pandemia il recupero del traffico c’è stato, come per tutti, ma meno della media del settore. Le quote perse dalla compagnia italiana sono state quasi interamente assorbite da vettori come Ryanair e Easyjet. Scelto dal bocconiano Francesco Giavazzi, consigliere economico di Mario Draghi, Altavilla è peraltro incappato in diversi incidenti di percorso. Dopo una prima fase di scontro a muso duro con i sindacati è stato costretto a fare una repentina retromarcia per rimpolpare organici che, alle condizioni contrattuali offerte inizialmente dalla compagnia, rischiavano di restare gravemente sottodimensionati. Il risultato immediato è stata un’infornata di sindacalisti della ex Alitalia finita in bancarotta due anni fa. Non va dimenticato che, a dispetto di risultati non esattamente brillanti, Altavilla si lamentò per l’entità del suo stipendio (400mila euro lordi fissi all’anno e altrettanti variabili), giudicandolo lesivo della sua storia professionale. Storia che, nessuno ne dubita, permetterà ad Altavilla di trovare rapidamente un altro prestigioso incarico. Per ora pare che Altavilla voglia impugnare la decisione del cda ritenendola illegittima. I cacciatori di teste dovranno attendere.

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