“Il professionismo deve studiare il ciclo mestruale“. Era il 2018 quando per la prima volta Federica Pellegrini aveva parlato pubblicamente dell’impatto delle mestruazioni sulla carriera delle atlete professioniste. Arrivò quarta alle Olimpiadi brasiliane di Rio de Janeiro del 2016, partite con tutt’altri obiettivi. Due anni più tardi spiegò a tutti la ragione di quel fallimento. Aveva il ciclo, fu lei stessa ad ammetterlo: “L’ho calcolato malissimo e mi sono trovata a gareggiare in cattive condizioni fisiche. Non è una scusa, ma un errore”.

Ora la campionessa del nuoto italiano ha deciso di abbattere “l’ultimo tabù nel mondo dello sport“, scegliendo questo tema come oggetto della tesi con cui diventa dottoressa in scienze motorie all’Università San Raffaele di Roma. Laurea honoris causa consegnata per il merito di aver scritto la storia mondiale del suo sport, vincendo tutto in 20 anni di gare.

In un’intervista rilasciata a La Stampa, Pellegrini ha analizzato le difficoltà affrontate, soprattutto nei primi dieci anni della sua carriera, nel doversi muovere “in un ambito gestito da uomini, con regole e parametri fissati da uomini”. Ma non vuole rievocare episodi sgradevoli, fare polemiche retroattive “ora che i numeri portano verso l’uguaglianza”. Vuole distruggere il tabù. “Adesso se ne parla, i più giovani soprattutto, ma ho deciso di raccontare la mia storia proprio per dimostrare che serve un approccio sistematico, serve raccogliere dati“, spiega l’ex nuotatrice.

La differenza in vasca si fa sui decimi di secondo. Avere un deficit fisico come quello causato dal ciclo mestruale ha un forte impatto sulla prestazione. “La risposta base che si dà alle atlete è: prendete un anticoncezionale per calmare le oscillazioni. Così facendo però condizioni anche altri fattori e levi pure i benefici che il ciclo, in fase ovulatoria, può dare”, continua Pellegrini. Il primo passo è inserire il fattore mestruazioni negli schemi degli allenamenti, calibrando le sessioni di lavoro, e facilitare il dialogo sull’argomento: “Quando io ero adolescente è stata mia madre a dire al mio allenatore che non mi sentivo a mio agio nei giorni del ciclo con l’abbigliamento da piscina”, confida. “Ai tecnici di nuova generazione conviene prendere dimestichezza con l’argomento perché le ragazze ne vogliono parlare”. E ancora: “Bisogna parlare, confrontarsi. Inserire il fattore mestruazioni negli schemi degli allenamenti, non semplicemente dire prendi la pillola“.

Come sostenuto da Federica Pellegrini, le giovani atlete sono pronte ad affrontare a viso aperto la tematica. Benedetta Pilato, la diciassettenne campionessa del mondo nei 100 rana, a giugno, dopo aver gioito nella vasca della Duna Arena di Budapest, aveva acceso i riflettori sul tema. La giovane nuotatrice ha rivelato di aver chiesto al suo allenatore di comprarle gli assorbenti. “Non è un tabù”, aveva ribadito Pilato, “Influenza le nostre prestazioni, non possiamo essere sempre al top come gli uomini”. Oggi lo ha ribadito Pellegrini: “La parità passa anche da qui? Ne sono sicuro”, ha detto a la Stampa.

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