Uno schiaffo ai poveri, nel nome del loro Santo. Da oggi è in vigore il decreto con le “Disposizioni per la celebrazione dell’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi” e patrono d’Italia. Un provvedimento del governo che passa inosservato finché l’occhio casca dai numeri di un’Italia sull’orlo della recessione alle coperture: 4,5 milioni di euro che vengono attinti da un fondo per le “spese indifferibili”, anche se la ricorrenza cadrà il 3 ottobre del 2026, vale a dire tra quattro anni. Il Fondo potrà essere alimentato anche da ulteriori contributi pubblici e privati. Si tratta in ogni caso di risorse ingenti, specie quando si fatica a trovarne per famiglie e imprese che ne han bisogno come il pane oggi . Non è facile demagogia: a giugno, mentre il decreto faceva la spola tra Chigi e le Camere incensavano il “messaggio d’umiltà di Francesco” , l’Istat certificava in Italia 5,6 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta. Ma (quasi) tutti votano per le celebrazioni in pompa magna anche se stridono un po’ coi tempi e pure col celebrato che forse soffrirebbe l’impudenza di cotali fasti per la sua morte. Nel decreto, in filigrana, si leggono l’imbarazzo e il tentativo di prevenire polemiche.

Nel merito, le “disposizioni” prevedono la solita proliferazione di organismi consultori : un Comitato Nazionale che sarà istituito presso la Presidenza del Consiglio per sovrintendere all’evento e ai suoi programmi, una “conferenza unificata”, il coinvolgimento di soggetti istituzionali e religiosi come la Conferenza dei ministri generali del primo ordine francescano e del terzo ordine secolare. All’art. 3 comma 6 si premura di precisare che i 20 componenti che ne faranno parte “non è corrisposto al­cun compenso, gettone di presenza o altro emolumento comunque denominato” ma solo un rimorso spese. Una tabella allegata esplicita che ogni riunione costerà 10mila euro, prevedendone almeno 5 l’anno stima un costo di 260mila euro. Il resto sarà utilizzato per pubblicazioni, catalogazioni ed eventi di carattere storico-culturale.

Chi ne farà parte? Il presidente del Comitato sarà nominato dal Presidente del Consiglio in persona, gli altri dai ministeri della Cultura, dell’Istruzione, degli Affari Esteri e dalla Conferenza unificata citata sopra, due per la Regione Umbria, due dal Comune di Assisi etc. Saranno loro a proporre come spendere la “dote” e quali iniziative intraprendere per celebrare il Santo. Servirà certo un tavolo ovale di quelli grandi per farceli stare tutti e in caso ci fosse ancora spazio, l’art. 5 consente al presidente del Consiglio di nominarne altri. Il comitato di cui sopra per altro sopravvivrà alla data fatidica: il decreto ne prevede lo scioglimento non nel 2026 ma il 30 aprile 2028, consentendo così di poter godere per altri due anni di 400mila euro di contributi previsti.

Le coperture, come detto, sono reperite presso il Mef da un “Fondo per far fronte ad esigenze indifferibili che si manifestano nel corso della gestione”. Un capitolo di bilancio dello Stato in cui sono accantonati 865 milioni per il prossimo triennio. Le celebrazioni del 2026, ricche o povere che siano, non sembrano poi tanto “indifferibili”. Lo dice perfino l’Ufficio studi della camera, con altre parole: “Appare opportuna una conferma da parte del Governo in merito alla disponibilità delle citate risorse nonché al fatto che il loro utilizzo non sia suscettibile di pregiudicare la realizzazione di interventi eventualmente già programmati a legislazione vigente a valere sulle stesse”.

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