Le bandiere italiane che sventolano, l’inno ufficiale cantato dal leader e i cartelli “Silvio Santo Subito”. Ieri, venerdì, 22 settembre, al Teatro di Manzoni di Milano è andata in scena la chiusura della campagna elettorale di Forza Italia con Silvio Berlusconi che è tornato a parlare in pubblico nella sua città. L’atmosfera è da 1994 se non fosse che i rapporti di forza all’interno del centrodestra si sono ribaltati. Forza Italia da tempo non è più il primo partito della coalizione. “Speriamo di fare un buon risultato, almeno potremo tenere sotto controllo i nostri alleati – racconta un militante arrivato in bus dalla provincia di Brescia – uno (Salvini) è un po’ pazzo e dell’altra (Meloni) non mi fido molto”. Le poltrone in velluto rosso del Manzoni iniziano a riempirsi tra una canzone degli 883 e un video del monologo finale di Al Pacino in “Ogni maledetta domenica”. Tutti sono qua per ascoltare il “Presidente” ma dovranno aspettare oltre due ore prima di vederlo. Nel frattempo sul palco si alternano i candidati lombardi alla Camera e al Senato. Quando è il turno di Stefania Craxi, qualcuno prova a far partire dalla platea il coro “Bettino, Bettino”. Alle sette di sera, due ore dopo l’orario previsto, Berlusconi arriva al teatro. Entra con il corteo di auto di scorta dall’ingresso “artisti e tecnici”. A quel punto il sipario si chiude a sorpresa tra i “noo” della platea. Ma poco dopo si riapre e sulla poltrona al centro del palco appare il leader già seduto. “All’inizio della campagna elettorale ho fatto un volo di cinque metri all’indietro scendendo da una scaletta. I medici mi hanno detto che era più probabile che potessi morire” svela Berlusconi prima di iniziare il suo “show”. Si parte con l’imitazione del segretario Letta che “propone la patrimoniale” per poi arrivare anche a Renzi e Calenda: “Il terzo polo? Ormai sono diventati il quarto polo dopo il Movimento 5 Stelle”. Tra gli applausi e i cori del pubblico l’ex Presidente del Consiglio attacca la sinistra che “ha distorto le mie parole” sull’Ucraina. Per quanto riguarda il rapporto con gli alleati della coalizione Berlusconi definisce Salvini e Meloni come “persone leali”. Con loro si è instaurato “un rapporto di padre e figlio. Ho una cultura e un passato che mi permetterà, quando ci sarà discordia, di chiamarli, offrire loro una splendida cena e di convincerli prima della mezzanotte”. Prima della chiusura c’è ancora spazio per un ultimo appello agli indecisi e per un video celebrativo. Poi Berlusconi si appoggia sulla spalla di Augusto Minzolini per andare via ma il sipario si chiude precipitosamente per celare l’uscita di scena.

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