Il testo della petizione a Thomas Bach, presidente del Cio, è stringato, ma eloquente: “Chiediamo che il Comitato Olimpico Internazionale imponga alla Regione Veneto, al Comune di Cortina d’Ampezzo e alla Fondazione Milano-Cortina 2026 di rinunciare alla costruzione della pista da bob a Cortina, perché non sostenibile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale”. Seguono le firme di 1.185 cittadini, “residenti, villeggianti ed amanti di Cortina d’Ampezzo”. Il documento è stato inviato da Marina Menardi, presidente del Comitato Civico Cortina, ai signori delle Olimpiadi, anticipando di due giorni l’arrivo a Roma di Bach, che sarà insignito del “collare d’oro”, il più alto riconoscimento sportivo italiano. Associazioni di cittadini e ambientalisti vogliono fermare la pista da 85 milioni di euro e si richiamano all’uomo che già un anno e mezzo fa aveva scritto a Luca Zaia, governatore del Veneto. Lo aveva invitato a riconsiderare la sostenibilità di una nuova opera di cui non si sente il bisogno, vista l’esiguità dei praticanti e l’esistenza di altri impianti in Europa, uno dei quali a Innsbruck, distante 165 chilometri da Cortina. Zaia, finora ha tirato dritto, difendendo la demolizione e ricostruzione della pista “Eugenio Monti”, considerata come un “fiore all’occhiello” delle Olimpiadi. Anche il viceministro leghista Alessandro Morelli ha annunciato che l’opera sarà “il gioiellino dei Giochi”.

Marina Menardi ha scritto: “La pista di bob testimonia come i principi che ispirano l’organizzazione delle Olimpiadi – sostenibilità sociale, economica ed ambientale – possano essere forzati, anche contro l’evidenza dei fatti e del buon senso”. Ha poi ricordato che il Cio “è contrario all’opera, ma la prepotenza politica e l’arroganza dei vertici sportivi nazionali lo stanno chiaramente mettendo in imbarazzo. È tuttavia ancora possibile evitare quest’opera inutile ed energivora per il futuro, spostando le gare altrove, come richiesto dai cittadini. Con una presa di posizione forte e autorevole da parte del massimo organo sportivo internazionale”.

Qualche crepa sembra emergere per la prima volta nella posizione di Zaia, che ha rilasciato una dichiarazione molto cauta. Rimanda la patata bollente al Cio, quasi a volersi coprire le spalle di fronte a possibili, futuri insuccessi. “Rispetto tutte le idee. Ma ora il Cio si esprima con definitiva chiarezza”. Prende atto della petizione e commenta: “Hanno scritto al Cio? Ebbene, ora il Cio, che peraltro ha dato vita a questo dibattito tempo addietro, si esprima in modo chiaro e inconfondibile, magari spiegando quali ricadute si avrebbero su Cortina spostando il Bob e quali realizzandolo dove è previsto. Non abbiamo nessun feticismo per le opere pubbliche, solo la volontà di portare avanti un progetto”. Siccome negli ultimi mesi le critiche sono state numerose, Zaia conclude: “Nessuno si innamora delle opere pubbliche, però non è nemmeno accettabile che si descrivano questi progetti come mal pensati e privi di programmazione. Visto che questo dibattito ha visto tra i protagonisti anche il Cio, dico che ci aspettiamo dal presidente Bach una posizione chiara e univoca, perché per noi è fondamentale”.

La palla passa a Bach, il quale in una recente intervista aveva detto che il Cio non può interferire con le decisioni nazionali, ma che le spese per le Olimpiadi devono essere improntate ai principi di sostenibilità, riutilizzabilità delle opere e coinvolgimento delle popolazioni. Per questo la petizione ha fatto effetto, soprattutto in un’epoca di prezzi alle stelle per materie prime ed energia. Il coordinamento delle associazioni ambientaliste dell’Alto Bellunese ha preso posizione, rivolgendosi al commissario straordinario Luigi Valerio Sant’Andrea che vuole procedere alla parziale demolizione della vecchia pista da bob entro la fine del 2022. “A nostro parere sta facendo i conti senza l’oste, e rischia grosso, perché procedere alla demolizione prima di avere in mano le approvazioni necessarie per costruire la nuova pista può sembrare una mossa ‘astuta’, in realtà è un azzardo. Se per un qualche motivo, non ultima la crescente ostilità all’opera che sta montando nella popolazione locale, la politica e gli Enti preposti si orientassero verso scelte diverse, questa spesa sarebbe un vero e proprio spreco di denaro pubblico”. Il riferimento è alla Corte dei Conti, che alcuni mesi fa ha espresso fondate preoccupazioni sulla gestione della fase preparatoria, i costi eccessivi e gli sprechi.

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